Il film di Emilio Briguglio si uò vedere sia nelle sale tradizionali che in quelle del circuito Movieday, con un sistema innovativo: è lo spettatore che prenotando il biglietto rende possibile la proiezione.
Sono almeno un paio i motivi d’interesse intorno a Una nobile causa, film indipendente diretto da Emilio Briguglio uscito al cinema il 24 maggio. Prima di tutto, la distribuzione. La pellicola si può vedere infatti sia nelle sale tradizionali che in quelle del circuito Movieday che, con il suo innovativo cinema on demand, offre alle società di distribuzione qualcosa di nuovo: è lo spettatore che prenotando il biglietto rende possibile la proiezione. In secondo luogo, il tema del film, controverso e di grande attualità: il gioco d’azzardo. Con un cast brillante composto, fra gli altri, da Giorgio Careccia, Rossella Infanti, Antonio Catania, Roberto Citran, Francesca Reggiani, Simona Marchini, Massimo Bonetti, Nadia Rinaldi, Guglielmo Pinelli, Giulia Greco, Massimo Foschi e Nina Senicar, lo spinoso tema della malattia per il gioco è raccontato con la freschezza della commedia e la levità di un racconto corale.
Prodotto da Rebecca e Tarcisio Basso su un soggetto di Riccardo Fabrizi, Francesco Costa ed Emilio Briguglio, fotografia di Lorenzo Pezzano, musiche di Fabrizio Castania e Tommy Fanton, montaggio di Luca Bozzato e suono di presa diretta di Francesco Liotard, Una nobile causa racconta due vicende parallele. C’è Gloria, una giocatrice incallita reduce da una folgorante vittoria di un milione di euro alle slot machine, e la sua famiglia, terrorizzata che sperperi il bottino miracolosamente vinto. C’è poi il marchesino Alvise Fantin, a sua volta malato di gioco, piccolo truffatore, condannato a risarcire con il proprio lavoro due delle sue vittime, una coppia di pescivendoli, padre e figlia. Dopo essersi perdutamente innamorato della giovane Tania, Alvise pare redimersi, ma non tutto è come sembra. A raccordo di entrambi, la figura del dottor Aloisi, psicologo specializzato nella cura del gioco di azzardo, a cui Gloria e la sua famiglia si affidano per una terapia. In una escalation di colpi di scena, un fattore mette in comune tutti i protagonisti della vicenda e diventa fondamentale strumento di comicità: l’intelligenza perversa e acuta, la furbizia di chi, in nome di un’ossessione quale quella del gioco, si condanna alla truffa per poter alimentare la propria malattia.