Nel centenario della nascita del grande sceneggiatore Furio Scarpelli, il figlio Matteo mette insieme un quintetto per un repertorio di colonne sonore del grande cinema italiano
Ho chiesto di cominciare a collaborare con Cinecorriere a Dario Ascoli, un collega napoletano del Corriere della Sera della Campania, critico di musica “seria”, non che il jazz-rock e l’etno che tanto da sempre mi coinvolgono, non lo siano, ma lui vive tra casa, conservatorio e Teatro San Carlo, si nutre di lirica e sinfonica e se gli si propone di ascoltare un nuovo brano, per seguirlo, chiede… la partitura. Dirò subito che comunque ci accomuna l’amore per la NCCP, Pino Daniele, Roberto De Simone, quindi non si tratta di un serioso settario della musica operistica, ma di un critico musicale a 360 gradi. Ci accomuna anche l’interesse per le colonne sonore, quelle che contribuiscono a dare spessore a un film e non solo a dargli sottofondi sonori. Ed ecco che proprio a questo proposito Dario mi propone una novità molto interessante e originale nell’ambito della musica per il cinema. Il grande Cinema, quello di Age & Scarpelli, per intenderci. L’ensemble musicale di cui Dario Ascoli scrive in questo suo articolo si chiama proprio “Age&Scarpelli Suite”…
Renato Marengo
(di Dario Ascoli) Quando ci si imbatte in una denominazione come Age&Scarpelli Suite non viene da interrogarsi troppo sulla letteratura musicale interpretata, ma la singolarità di ascoltarla da una formazione cameristica classica qualche curiosità la stimola.
«L’idea di costituire un quintetto, con strumenti prevalentemente classici, per un repertorio di musica da film è nata innanzitutto per mettere a frutto le competenze di cui si disponeva a quel tempo. Nasce per sfruttare quello che avevamo a disposizione nel momento in cui abbiamo ideato questo progetto. Matteo Scarpelli; violoncellista, Riccardo Bonaccini, violinista dell’ensemble ed io suonavamo da tempo insieme e così nel 2018, eravamo a Chicago, ci trovammo intorno all’idea di Matteo Scarpelli che espresse il desiderio di celebrare il centenario della nascita di suo padre Furio facendo trascrivere da Fabrizio Siciliano per un organico cameristico alcune colonne sonore dei film. Nasceva il progetto “Age&Scarpelli Suite”». A parlare è Catia Capua, pianista dell’ensemble promosso da Matteo Scarpelli e che con Riccardo Bonaccini costituisce il trio base del quintetto, cui si aggiungono, con contributo determinante, Amedeo Ariano alla batteria e Diego Di Paolo al contrabbasso, con entusiasmo accolti nel gruppo su felice suggerimento di Fabrizio Siciliano.
Il progetto musicale, nato in occasione del centenario della nascita del grande sceneggiatore che ha dominato la cinematografia italiana, in particolare della cosiddetta Commedia all’italiana, è ad oggi un esempio unico con la sua capacità di evocare le tinte di jazz, swing e bossa nova che rievocano le musiche originali come in «La grande guerra», «Sedotta e abbandonata», «C’eravamo tanto amati», «Riusciranno i nostri eroi…», «Signore e Signori», «I soliti ignoti», «La banda degli onesti», «Il Postino» e tanti altri.
Le musiche da film, salvo rare eccezioni, sono composte per organici sinfonici e spesso arricchiti con strumenti elettronici amplificati. Chiediamo a Catia Capua come tutta la tavolozza e la dinamica di un fronte sonoro così ampio riesca a essere concentrata in un ensemble cameristico.
«Sì, è vero, le musiche da film sono pensate per orchestra, o solo piano. Nel nostro caso la maestria di Siciliano ha fatto sì, non solo che non si avvertisse la mancanza dell’orchestra, ma anche che, affidando la musica al dialogo equilibrato tra i cinque strumenti, dettagli, diciamo pure “dialoghi” musicali rimandassero a quelli filmici. Non una riduzione, ma un rilievo in più con una esaltata nitidezza di tinte di di jazz, bossa nova, blues».
Quindi un tributo ancora più mirato al lavoro di Furio Scarpelli e Agenore Incrocci la leggendaria coppia Age & Scarpelli, che ha dato al cinema italiano sceneggiature che hanno consegnato alla celluloide più di mezzo secolo di società.
SI sente chiamato in causa, Matteo Scarpelli, che vince una insospettabile quanto intrigante riservatezza.
«Diciamo che “papà Furio” ha ispirato il progetto dato che, in tal modo, abbiamo voluto rendergli un omaggio in occasione del centenario della sua nascita. In realtà nella scelta delle musiche è stato tenuto conto, innanzitutto, di colonne sonore che potessero mantenere la loro ragion d’essere pur staccandole dalle immagini e utilizzandole in sale da concerto; nella scelta abbiamo cercato di considerare gli stessi compositori come Trovajoli, Rota, Cicognini, Bacalov con il variare, la molteplicità di stili, di carattere e anche di seguire, nei programmi, una certa cronologia».
Non solo narrazioni e dialoghi, ma anche tanta musica immaginiamo risuonasse in casa Scarpelli.
«Premetto che casa mia, come è immaginabile, ospitava un viavai di registi, di attori e anche di musicisti! Con Armando Trovajoli si è instaurato un vero e proprio rapporto di amicizia che è stato conservato con le famiglie; ancora adesso sono in contatto con sua moglie, Maria Paola. Inoltre, con lui, ho avuto un rapporto anche di lavoro dato che ho registrato la colonna sonora del film «La famiglia», che abbiamo nella seconda suite e «Romanzo di un giovane povero», un film alla cui sceneggiatura ha lavorato mio fratello Giacomo, Ettore Scola e sua figlia Silvia. Ho avuto il privilegio di conoscere e di lavorare anche e con Ennio Morricone e del premio Oscar abbiamo inserito nella nostra prima suite «Il buono, il brutto e il cattivo». Sentivo anche di rendere omaggio a un grande compositore con cui ho collaborato in concerto fino alla fine dei suoi giorni».
Nell’ascoltare in forme più intime le musiche che inevitabilmente ci riportano in mente volti, espressioni, situazioni in cui si muovo immensi attori del nostro cinema si finisce con l’immaginare in una prossemica affatto inconsueta, in un salotto tra amici, quei sorrisi tristi e ironici di Totò, come di Massimo Troisi, quell’istrionismo in fondo autocritico di Vittorio Gassman, quell’italianità di cui vergognarsi, salvo scoprirne i lati umanitari e persino eroici, di Alberto Sordi o la fascinosa intelligenza, capace di sedurre pur opponendosi agli stereotipi di femminilità da dopoguerra voyeur e maschilista di Monica Vitti.
Ne rimpiangiamo l’assenza oggi, epoca in cui la cronaca fornisce quotidiani e innumerevoli motivi per gioire amaramente, di fare oggetto di satira potenti inadeguati e pure autoritari e di sancire il dominio delle pungenti e tutt’altro che silenziose, ma non cruente armi dell’ironia.
Dalla pagina Youtube di Oltrecultura ecco il link per ascoltare Age&Scarpelli Suite: