Le fiction giovanilistiche in Rai funzionano, ma l’ultima arrivata, Vivere non è un gioco da ragazzi, si distingue da titoli cult quali Gomorra e Mare fuori, per un respiro più ampio, che la preserva dal rischio cliché. Sì, perché la serie in tre puntate di Raiuno, in onda da lunedì 15 maggio in prima serata, di adolescenti tormentati parla, ma non solo. Grande spazio ce l’hanno pure i genitori, tormentati come se non più di loro, ma dai sensi di colpa per non essere stati all’altezza.

Proprio come la coppia protagonista, Anna e Marco (Nicole Grimaudo e Stefano Fresi), sconvolti nell’apprendere che il figlio diciottenne Lele è finito nel tunnel della droga, ma non le “classiche” eroina o cocaina, ma le pasticche di Mdma. E pensare che le ha prese solo per essere all’altezza dell’amata, la bella Serena, ragazza “bene”, a sua volta schiava delle “paste”. Quando Lele ne dà una al suo migliore amico, e lui malauguratamente muore, finisce nei guai con la polizia. Che ha il volto di Claudio Bisio, commissario ruvido e con qualche scheletro nell’armadio.


Bravissimo nel ruolo insolito per lui dell’investigatore anticonvenzionale, l’attore potrebbe addirittura dare il via a uno spin-off tutto suo. Del resto il cast, giovani attori compresi, non delude. Da vedere fazzoletti alla mano, ma con una speranza consolatoria di riscatto. Perché, questo il messaggio del prodotto: se hai fiducia nella tua famiglia e in chi ti ama davvero, non c’è tunnel dal quale non si possa uscire.