(di Antonella Putignano) Cosa aspettarsi quando si aspetta un film di Nanni Moretti?  Probabilmente, di riconoscersi nell’idea del suo cinema, nelle citazioni che conosciamo a memoria, in quel pizzico di sorniona indolenza e teatrale anticonformismo. Nanni Moretti sa, ma finge benissimo di non sapere, di aver contribuito, fortemente, alla creazione di un pensiero critico collettivo. Dentro ognuno di noi c’è un Michele Apicella che manifesta il dissenso, anche con una semplice smorfia, con un gesto convulso del braccio, o un sonoro silenzio.

Il sol dell’avvenire, il suo ultimo film, appena sbarcato al cinema, è il lavoro di “uno splendido settantenne” che sa giocare, seriamente, con la storia, la politica, la dimensione onirica della creatività. Il tempo. Come se, dopo un grande lavoro, o più prosaicamente, con il passare degli anni, quell’ululato intransigente di un intellettuale organico avesse trovato la ricetta per far convivere malinconie, amare riflessioni, pungenti critiche di un percorso di impegno politico, con la parte più dolce e leggera della vita. Perché essere seri ed essere seriosi sono cose diverse. “Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore», come diceva Calvino.

E allora, ci si può permettere di pensare con il sorriso: ripercorrendo, in questo film, alcune delle pagine più sofferte e critiche del rapporto tra il nostro Partito Comunista e l’Unione Sovietica. “La storia non si fa con i se. E chi l’ha detto?”. Dice Giovanni (Nanni Moretti) in una scena del film. Gli eventi non si possono cambiare, ma, per fortuna, la nostra vita reale ci permette, nei pensieri, uno sliding doors innocuo, rendendo possibile e realizzabile ogni “se”. I nostri ideali camminano, piangono, soffrono, gioiscono e vivono le stagioni della nostra vita: non c’è discrepanza tra realtà e fantasia. Ma dialogo, incontro. E in mezzo alle visioni, dentro i cassetti della memoria c’è sempre lo spazio per una canzone da cantare: o in punta di piedi, a bassa voce, intimamente. O con una coreografia, in un quadro d’insieme. Come in un ritorno al futuro tra le epoche, Nanni Moretti porta dentro di sé il suo famoso pasticciere trotzkista. Un po’ come il Bogart di Woody Allen. Per orientarsi tra la dimensione pubblica e quella privata. Ricercando sempre il sentimento autentico del fare cinema, sfidando le proprie certezze, e l’immagine che lo stesso regista ha di sé. Il sol dell’avvenire è un film che ci mette davanti all’attitudine con cui affrontiamo le grandi questioni e le piccole cose del quotidiano. Con lui, nel cast, i bravissimi Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova e la preziosa partecipazione di Renzo Piano, Corrado Augias, e tanti amici e colleghi famosi del “Nanni pensiero”. Il sol dell’avvenire può sorgere ogni giorno.

Antonella Putignano