Non capita tutti i giorni di festeggiare trent’anni di carriera. Se poi, come nel caso di Mara Venier, lo si fa al timone del programma che nel 1993 l’ha lanciata, ovvero Domenica In, allora si può parlare della classica ciliegina sulla torta. Fatto sta che la popolare conduttrice veneziana torna per la quattordicesima edizione a fare compagnia agli italiani ogni domenica pomeriggio su Raiuno. La formula è la stessa, anche perché “squadra che vince” – e quanto ad ascolti Mara non teme confronti – “non si cambia”. 

Unica novità di rilievo, la sigla, Un giorno eccezionale, brano orecchiabile partorito dall’estro di due neomelodici partenopei, Franco Ricciardi e Andrea Sannino, scoperti dalla stessa Venier durante un recente soggiorno nel capoluogo campano. «Non appena li ho ascoltati mi sono innamorata della loro musica e ho deciso di dare loro questa opportunità. D’altra parte io con la musica partenopea ho un legame viscerale, sarà perché la mia povera mamma adorava le canzoni napoletane». 

Sigla a parte, qual è il segreto del successo di “zia Mara”, epiteto che la conduttrice ha ormai fatto suo, ma che accetta solo da giovani e giovanissimi…? «Ancora non me lo spiego – si schermisce –. Forse il fatto che vado a braccio e sono sempre me stessa, che empatizzo con l’ospite che ho di fronte e che al di là delle ritrosie iniziali, alla fine non esita ad aprirsi completamente di fronte alle telecamere. Altro elemento importante è che io ho vissuto tanti dolori, ma proprio tanti, e queste esperienze mi hanno aiutato a comprendere gli altri, a stabilire un immediato feeling con loro, che si tratti di vip o di gente comune».

Ogni anno Mara dice che sarà la sua ultima Domenica In, ma poi la ritroviamo sempre al suo posto. Le solite frasi di circostanza? «Io sono una donna sincera, cosa che nella vita mi ha spesso creato problemi, e quando ho detto che volevo smettere era quella la mia intenzione, poi però ci rifletto su e mi rendo conto che fare questo programma mi piace talmente tanto che smettere non avrebbe senso e così, finché avrò energia e le circostanze lo permetteranno, è probabile che mi vedrete ancora qui. Sennò che cosa dovrei fare? Imparare a giocare a golf come fa mio marito e “svernare” quattro mesi l’anno con lui a Santo Domingo dove abbiamo una casa? Sai che p… (ride, ndr). No, non sono ancora pronta per la vita della pensionata e finché il pubblico lo vorrà io sarò qui a fargli compagnia».