(di Antonella Putignano) All’attore americano James Caan, scomparso recentemente all’età di 82 anni, devono essere state sufficienti poche battute ascoltate dalle labbra di Jack Lemmon e Shirley Maclaine durante le riprese di Irma La dolce, regia di Billy Wilder, per capire che la magia del cinema era entrata nella sua vita, facendo la differenza.
Un piccolo ruolo, quello, e come dicono gli addetti ai lavori, “non accreditato”, per l’allora giovanissimo attore esordiente, figlio di una coppia tedesca di origine ebraica, emigrata nel Queens di New York. Ma è con Francis Ford Coppola che Caan inizia ad essere conosciuto a Broadway: il regista italoamericano, infatti, gli regala il ruolo di Sonny nel primo capitolo del film Il Padrino, 1972.
Nel 1981, l’attore debutta dietro la macchina da presa, con Li troverò ad ogni costo, ma la pellicola non convince del tutto né la critica né il regista debuttante. Con il personaggio dello scrittore in Misery non deve morire, accanto ad una straordinaria Kathy Bates, Caan si consacra un vero divo del grande schermo: il film infatti, è un successo mondiale.
Che James Caan fosse nato per fare l’attore deve essere stato chiaro anche a Wynn Handman, co-fondatore dell’American Place Theatre (APT), la società no profit Off-Broadway dove studiò recitazione. Versatile, carismatico, e con una fisicità atletica: James Cann prima di cominciare la carriera da attore si dedica al football e, in generale, allo sport. Un attore di quelli che sanno entrare nei personaggi con faccia, voce e corpo. Ma è solo dopo una carriera di ruoli spigolosi, enigmatici, “da duro” – se così possiamo dire – che, nel 1999, arriva un ruolo sfacciatamente divertente: il film è Mickey Occhi blu, per la regia di Kelly Makin, con protagonista Hugh Grant. Il personaggio che interpreta Caan è “un padrino” un po’ bizzarro e goffo. Ruolo azzeccatissimo che mette in luce il suo talento naturale per la commedia. Ed è proprio durante le riprese del film che l’attore americano confeziona, con ironia e sagacia, il soprannome di Whippy, “scattante”, per il collega inglese. Il termine deriva da Whippet: un tipo di levriero inglese dal passo decisamente brioso ed energico. Il film non è un capolavoro del cinema ma diventa un successo per il piccolo schermo: la pellicola, infatti, viene spesso riproposta nei palinsesti televisivi, per appagare gli appetiti da commedia ben confezionata. Il cast, appunto, è stellare. A Hugh Grant sarà rimasto un bel ricordo di un amico americano. Meglio un attore Caan che un cane di attore.
Antonella Putignano