(di Antonella Putignano) Quando la televisione trasmette magia, succede che il pubblico s’incanta e si emoziona. Giovedì 17 febbraio, Raitre ha trasmesso il film di Giorgio Verdelli Paolo Conte, Via con me.

Prevedibile il successo degli ascolti ma non scontato: la cosa gratificante di certi dati non è il numero, ma la qualità dell’attenzione del pubblico. Il desiderio – appagato – del telespettatore che, semplicemente,  ha voglia di farsi raccontare una storia emozionante. E allora, si siede e ascolta. Di farsi prendere per mano – o per nota –  e trovarsi a canticchiare, ciondolando la testa, sul sedile di una topolino amaranto, viaggiando per quei luoghi, sconosciuti e familiari, cantati da una voce morbida come il velluto e graffiata dal fumo: quella di Paolo Conte.

Giorgio Verdelli non solo racconta grandi artisti, come ha fatto, di recente,  con il film Ezio Bosso – Le cose che restano, dedicato al musicista e direttore d’orchestra e, poco prima, con il lavoro  sulla musica di Pino Daniele Il tempo resteràma regala allo spettatore una fotografia di gruppo, accarezzando la canzone come una creatura letteraria unica e multiforme, grazie, anche, agli interventi calibrati, alle interviste intense ma non retoriche.  Come si chiederebbe “il filosofo” di riferimento di Arbore, ovvero, Massimo Catalano: è meglio una televisione brutta o una televisione bella??? “Si può fare”.

Antonella Putignano