Un uomo, una ragazzina, la notte, la strada: basta un pugno di sequenze per rimanere catturati da One Second, il nuovo film di Zhang Yimou. Il settantunenne maestro del cinema cinese contemporaneo – tre volte candidato agli Oscar nella categoria miglior film straniero per Ju Dou, Lanterne rosse e Hero sa infatti come stimolare l’attenzione e le emozioni dello spettatore, sia che si muova nel genere wuxia (cappa e spada), sia che frequenti le atmosfere languide ed eleganti della Cina tradizionale, sia che attraversi i territori del neorealismo, come in One Second. Presentato con successo alla Festa del Cinema di Roma, il ventiduesimo lungometraggio del regista di Sorgo rosso e La foresta dei pugnali volanti esce nelle sale nel fine settimana del 16 dicembre, in un weekend niente affatto semplice, considerato l’affollamento di blockbuster e cinepanettoni al via: Spider-Man: No Way Home, Diabolik, House of Gucci, Chi ha incastrato Babbo Natale?.

One Second è ambientato negli anni della Rivoluzione culturale, quel funesto e drammatico periodo della storia cinese che per un decennio, dal 1966 al 1976, ha messo sotto scacco una nazione intera. Fuggito da un campo di lavoro, il misterioso Zhang Jiusheng si muove come un’ombra sulle tracce di una pellicola cinematografica per la quale sembra disposto a tutto, anche a privarsi per sempre della libertà. Quando finalmente riesce a individuare la pizza del film, in transito da un villaggio a un altro sulla motocicletta di un giovane fattorino, se la vede soffiare sotto il naso da una ragazzina, Liu, orfana scarmigliata e impertinente che sembra tenere alla pellicola quanto lui. Inseguendosi, incontrandosi e scontrandosi a più riprese attraverso una strada polverosa che taglia in due il deserto della provincia del Gansu, l’uomo e la ragazzina arrivano infine nella cittadina dove si dovrà tenere la proiezione del film, un fulgido esempio di realismo socialista propagandistico, atteso con trepidazione dalla gente del posto e in particolare modo dal solerte proiezionista, Mister Film, che grazie a questa sua capacità è riuscito a ritagliarsi un ruolo di spicco e fra i più autorevoli all’interno del villaggio. Nei vari passaggi di mano e in seguito al viaggio rocambolesco che ha dovuto affrontare, però, la pellicola si è srotolata, impolverata e ingarbugliata, quasi irrimediabilmente. Non per Zhang, Liu e il protezionista, i quali, ognuno per motivi diversi, hanno la necessità che questa torni integra. Coinvolgendo tutto il villaggio in un epico “salvataggio” a colpi di spugna e acqua calda, le centinaia di metri di pellicola vengono lavate, stese, asciugate e lucidate fino all’ottenimento del risultato più atteso: la fatidica proiezione. Mentre le Guardie rosse si organizzano per trarre in arresto Zhang, questi s’immerge nella visione del film, alla ricerca di quel fotogramma di “un secondo” che possa regalargli quello che potrebbe essere l’ultimo momento di felicità della sua vita.

Nella sua semplicità, nei suoi silenzi, nei volti e nei corpi dei suoi protagonisti, One Second restituisce al pubblico quella forza delle immagini che la frenesia del cinema dei nostri giorni sta colpevolmente offuscando, regalandoci un omaggio alla magia del grande schermo – ideale (il sogno, l’emozione) e materiale (la pellicola, il fotogramma) – con momenti di pura e commovente poesia.

ONE SECOND

Regia: Zhang Yimou

Cast: Zhang Yi, Liu Haocun, Fan Wei