(di Antonella Putignano) Può il braccio della morte di una prigione diventare anche un teatro di magia? Per Stephen King, l’autore del libro Il Miglio verde, e per il regista della versione cinematografica, Frank Darabont, evidentemente si. Operazione riuscita, anche riguardando la pellicola con il passare del tempo, grazie alla presenza, nel cast del film, di un attore dalle doti rare e “Gumpione” d’incassi come Tom Hanks.
Il ruolo poetico, mistico e tenero del condannato a morte è interpretato da Michael Clarke Duncan, scomparso, prematuramente, nel 2012. Il fascino del film si svela in un’ alternanza di toni scuri e sovrannaturale. Esattamente, come nel libro dell’autore. Così da far vivere allo spettatore emozioni che oscillano tra il noir e la fiaba delicata.
“Il miglio verde”, ovvero, il corridoio che accompagna il condannato verso la sedia elettrica diventa, in questo film ambientato nella Louisiana del 1935, un percorso che obbliga la coscienza a riflettere sulla pena di morte – ancora presente in diversi stati del mondo – che tanto ha influito – e pesato – sulle campagne elettorali dei presidenti degli Stati Uniti d’America nel corso della storia.
Come il film Le ali della libertà – sempre tratto da un lavoro di Stephen King – Il miglio verde merita di essere rivisto, anche alla luce dello stravolgimento delle abitudini di un mondo intero a causa del Covid 19. La pozione magica di questo racconto è “una variante” buona. E fa bene allo spirito.
di Antonella Putignano