(di Giorgio Cavagnaro) Per prima cosa, una considerazione generale che il brillante autore del libro che vado di seguito a recensire mi perdonerà: a noi scrittori over 65 scatta quasi in automatico la voglia di fare i conti, mi verrebbe da aggiungere un “finalmente”, col passato. Di più, l’esigenza quasi insopprimibile è quella di inscenare una vera sfida all’OK Corral con (e tra) il gruppo di persone che più ha contribuito a diventare quello che siamo: l’adorata, vituperata, denigrata famiglia, sentina di ogni vizio e fonte dei sentimenti più atrocemente autentici che essere umano possa concepire.

Pierluigi Battista lo fa scrivendo un bellissimo romanzo, che definirei epistolare a sorpresa, il perché lo scoprirete da soli leggendo il libro. L’autore, per il suo redde rationem generazionale, allestisce un coro polifonico di voci, aguzze ma pacate, in perfetto stile buona borghesia romana d’antan, divisa dal sempiterno dualismo fascista-comunista, grumo irrisolto per l’intero Paese.

Le voci si levano, si rimbeccano, si amano di un amore così intenso da sfiorare l’odio, da un villino del quartiere Prati, quintessenza del suo milieu e sfondo ideale per una storia, intitolata per l’appunto La casa di Roma, che si dipana attraversando con lieve perfidia almeno tre generazioni. Il risultato è un affresco italiano dai colori certamente tipici di un ben determinato ceto sociale e del conseguente livello culturale, ma non per questo scevro da quell’universalità cittadina che caratterizza ad esempio i film di Ettore Scola. Difficile infatti, leggendo il romanzo, non evocare le atmosfere di capolavori come La Famiglia o, ancor di più, La Terrazza, soprattutto pensando alle dispute politiche che hanno finito per segnare profondamente la storia puro Novecento dei protagonisti.

La voce e lo stile dell’autore sono ben presenti in ogni personaggio del libro. Di qui forse l’unico difetto del romanzo, un’uniformità stilistica che certamente giova alla compattezza della storia ma impedisce ai personaggi di balzare in evidenza con indipendenza e autonomia ancor maggiore.

Fa eccezione il più giovane della compagnia, il quale decide, nel finale, di accollarsi il gravoso compito di sgretolare la montagna sacra, archiviando risolutamente un passato tentacolare e viscoso, il nostro, e di introdurci finalmente, con un sospiro di sollievo, nel nuovo millennio.   

La casa di Roma

Pierluigi Battista

2021 – La Nave di Teseo