Ci sono film che danno piacere al momento della visione e che all’uscita lasciano addosso la lieve soddisfazione di aver trascorso due ore spensierate, all’insegna dell’intrattenimento. Sensazioni piacevoli, che però, dopo un po’, scivolano via. Altri film, invece, trascinano lo spettatore nella vicenda raccontata sullo schermo e l’immersione nelle immagini che scorrono davanti agli occhi è totale. Sono pellicole che toccano corde sensibili, le quali continuano a vibrare anche dopo, fuori dalla sala.

Tre piani – l’ultima fatica cinematografica di Nanni Moretti, presentata in concorso a Cannes 2021 e inspiegabilmente snobbata dalla giuria, nonostante i dieci minuti di applausi scroscianti – appartiene a questa seconda categoria, quella che tocca il cuore e l’anima. Del resto anche il romanzo omonimo di Eshkol Nevo (nella foto più sotto con Moretti) dal quale è tratta la pellicola è un libro che resta dentro e non si dimentica.

Moretti è rimasto sostanzialmente fedele alla pagina di Nevo, mantenendo intatti i caratteri dei personaggi e la trama. Ha cambiato invece la struttura narrativa, che a differenza del romanzo dello scrittore israeliano, suddiviso in tre capitoli per altrettanti monologhi, è costruita a incastro, con le singole vicende delle tre famiglie protagoniste che s’intersecano fra loro. Altro “tradimento” del testo originale è la scansione temporale del racconto, questo sì suddiviso in tre parti, le une a distanza di cinque anni dalle altre. In questo modo il regista può sviluppare il percorso esistenziale ed emotivo nel tempo dei protagonisti.

Al primo piano di un’elegante condominio di un quartiere borghese di Roma (nel romanzo era una zona residenziale di Tel Aviv), vive la famiglia di Lucio (Riccardo Scamarcio) e Sara (Elena Lietti), genitori di un bambina di sette anni. Sempre sommersi dagli impegni, i due hanno l’abitudine di lasciare la ragazzina a casa dei vicini, gli anziani Renato (Paolo Graziosi) e Giovanna (Anna Bonaiuto), finché un giorno non accade un fatto increscioso, che cambia per sempre la vita di tutti. Renato e la piccola scompaiono per molte ore. Quando Lucio riesce a trovarli, è notte. I due sono nel parco in cui Lucio usa andare con la figlia: Renato, confuso e piangente, è sdraiato in terra e ha la testa poggiata sul grembo della bambina. Secondo le indagini della polizia e il parere della psicologa, tra i due non è successo nulla che possa essere ricondotto al sesso, ma Lucio non ne è certo e la paura che sia invece accaduto qualcosa non lo abbandonerà mai. Questa paura si trasforma in ossessione, finendo per coinvolgere anche la nipote adolescente dei due anziani vicini, Charlotte (Denise Tantucci), con la quale Lucio ha un rapporto sessuale i cui strascichi si propagheranno nel tempo.

Gli inquilini del secondo piano sono Monica (Alba Rohrwacher) e Giorgio (Adriano Giannini), ma di fatto nella grande casa vive solo lei, perché lui, ingegnere, non c’è mai, è sempre fuori per lavoro, tanto che Monica è da tutti conosciuta come “la vedova”. Anche la notte in cui dà alla luce la sua prima figlia, è costretta a fare tutto da sola. In ospedale, con le doglie, ci va con un’auto in car sharing. Vittima della solitudine, scivola lentamente nella depressione e inizia a confondere la realtà con la fantasia, esattamente come sua madre (Daria Deflorian), ricoverata in un centro d’igiene mentale. Monica non riesce a capire neppure se la visita notturna del fratello di Giorgio, Roberto (Stefano Dionisi), immobiliarista in fuga dai creditori, sia stata vera o solo frutto della sua immaginazione. La nascita del secondo figlio non fa che aggravare la situazione. Sempre più confusa, Monica vola via, come il corvo, vero o presunto, che ama appollaiarsi sul tavolo della sua cucina.

Nell’attico del terzo e ultimo piano vive la terza famiglia protagonista della storia. È composta da Dora (Margherita Buy) e Vittorio (Nanni Moretti), entrambi giudici, e dal loro unico figlio Andrea (Alessandro Sperduti). Il rapporto dei genitori con il ragazzo è difficile e conflittuale, soprattutto quello fra padre e figlio, con Dora che fa da cuscinetto tra i due. Quando Andrea, una notte, ubriaco alla guida della sua auto, investe e uccide una donna, il mondo di Dora e Vittorio si sgretola. Col figlio che pretende dai genitori che lo aiutino a fargli evitare il carcere e la ferma posizione, soprattutto del padre, che pensa che Andrea debba essere giudicato e condannato per quello che ha fatto, lo sfaldarsi della famiglia diventa irreversibile. Vittorio non vuole più avere niente a che fare con Andrea e mette Dora di fronte a una scelta terribile: o lui o suo figlio. Il dolore della donna è enorme e non si placa nemmeno dopo la morte di Vittorio. La speranza di rivedere Andrea, del quale ha perso le tracce da cinque anni, non si è mai spenta e si riaccende quando sulla sua strada compare Luigi (Tommaso Ragno), volontario in un’organizzazione che aiuta gli immigrati e che le chiede di accompagnarlo in un viaggio dai contorni misteriosi.