A settembre, esattamente da lunedì 13 fino a mercoledì 15 il Laterale Film Festival, manifestazione internazionale non competitiva di arte cinematografica promossa dall’Associazione Culturale Laterale torna con la sua quinta edizione nella città di Cosenza, presso il Cinema San Nicola.

Una forte identità progettuale che ha fatto in questi anni del festival un punto di riferimento importante per opere e registi che si cimentano con i linguaggi cinematografici più visionari del panorama internazionale contemporaneo, con l’obiettivo di ridurre la distanza tra la sperimentazione artistica e il pubblico, attraverso una programmazione coraggiosa e innovativa.

Per questo Laterale Film Festival apre gratuitamente le porte del cinema agli spettatori e consente loro di approcciarsi a cortometraggi insoliti, epifanie visive spesso considerate per pochi, che invece sono esperibili anche da una platea più vasta, come ha dimostrato l’importante partecipazione registrata nelle precedenti edizioni.

Il cinema per Laterale è condivisione e interazione: pertanto, come di consueto, alcuni dei registi selezionati saranno ospiti delle tre serate, per poter dialogare con il pubblico al termine delle proiezioni.

Ventuno sono i corti selezionati a fronte di 780 lavori pervenuti.

A impreziosire questa edizione la prima proiezione mondiale in sala del film breve Himala: a dialectic of our time (2020) del regista filippino Lav Diaz, già Leone d’oro con The Woman Who Left (2016) alla 73. edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Girato durante il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19 all’interno della comunità di Luzon (Filippine), Himala raccoglie i filmati di persone che si riprendono, utilizzando i dispositivi a loro più congeniali, nell’atto di guardare il lungometraggio Himala di Ishmael Bernal (1982). Quello di Diaz è un esperimento di direzione cinematografica da remoto che traccia un arcipelago di solitudini, di diversi formati e modi di filmare, in una fantasia che sembra ricalcare fedelmente la geografia insulare delle Filippine.

Due le novità di quest’anno: la mostra dal titolo Lustro in cui si esporranno opere di scrittura concettuale quali le abrasioni, ovvero pagine in esilio dai libri in cui la cancellazione di alcune parole, tramite l’erosione di un cacciavite, lascia emergere frasi inedite; e l’installazione del compositore Remo De Vico, una colonna sonora in tre movimenti – Astro, Imo e Lustro –, ispirati ai titoli e alle suggestioni delle tre serate. Nel corso di ogni appuntamento in sala, l’installazione sonora verrà fruita in due momenti distinti: prima delle proiezioni, come brano d’ingresso, e al termine, come brano d’uscita.

L’artwork 2021 è a cura dell’artista bresciano Carlo Duina, che si è ispirato al concetto di rinascita e rinnovamento per omaggiare un cinema che sa fiorire in contesti imprevedibili, in condizioni avverse e nei terreni meno fertili; un cinema che affonda le sue radici per restare ben saldo nel presente, mentre i suoi steli si protendono verso l’alto in direzione del futuro. I frutti di questo fiorire sono delle creature filmiche inconsuete, che scelgono di indagare la realtà da prospettive diverse, affidandosi a linguaggi nuovi.

Non può esistere un cinema che sia sala d’attesa né sala d’arrivo, ma solo un cinema come luogo di transito per pensare oltremodo”.

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