(di Giorgio Cavagnaro) Eh, quanto intriga l’atmosfera della provincia, gonfia di disperazione e di normalità. Soprattutto quella americana, abilmente piazzata come sfondo di una storia altrettanto densa di ordinaria violenza come quella di Omicidio a Easttown, la serie numero uno del momento su Sky e Now, confezionata dosando in giusta misura banalità e mistero. Si direbbe che gli autori abbiano voluto creare una versione 2.0 della mitica Twin Peaks, accuratamente ripulita dalle suggestioni paranormali che erano la cifra del capolavoro di Lynch insieme agli inquietanti boschi ai confini del Canada. Qui c’è solo la Chester County, Pennsylvania, uno dei centomila non luoghi che negli ultimi tempi l’America sceglie di offrire agli spettatori delle sue produzioni, come se volesse mettersi a nudo impudicamente, senza mediazioni da cartolina illustrata.
Mare of Easttown è il titolo originale della serie, strettamente legato alla sua protagonista assoluta. Mare Sheehan è infatti il nome della già mitica, scorretta, depressa poliziotta impersonata in modo superbo da Kate Winslet, coraggiosamente incurante del suo sovrappeso perché ben consapevole di saper inchiodare lo spettatore solo con un sorriso impercettibile o un’alzata di sopracciglio. Proprio come la giumenta che è, guarda caso, la traduzione quasi occulta del nome Mare.
Anche a Easttown, avamposto del nulla, niente è come sembra. Ma i suoi drammi, le misere ipocrisie, le tragedie della piccola città, bastardo posto, somigliano a quelle del nostro calvario quotidiano e a quelle che la cronaca televisiva ci propone ossessivamente. Forse è per questo che il suo fascino vagamente perverso ci tiene legati, fino in fondo, nella speranza di un lieto fine. O magari di una catarsi.