(di Antonella Putignano) Se ci fosse la macchina del tempo di Ritorno al Futuro, The Drifters – lo storico gruppo statunitense a cavallo tra i ’50 e ’60 – canterebbero ai Cure quel famoso motivetto Save The last Dance for me, scritto da Doc Pomus e Mort Shuman. E lo farebbero non soltanto per invitarli a continuare a regalare al loro pubblico “pane nero” da masticare, ma, anche, per citare un brano bellissimo, Last Dance, appunto, contenuto nel loro album manifesto Disintegration, del 1989.
Il nuovo album dei Cure promette di essere il risultato di 10 anni di intenso lavoro. Uscirà tra breve: il loro ultimo lavoro 4:13 Dream risale al 2008. Non sono ancora chiari i dettagli tecnici sull’album: è possibile che la band inglese riservi più sorprese in una. Robert Smith, il leader della band, ha – con discrezione – anticipato qualcosa sul carattere del disco, e sulle atmosfere: decisamente cupe. Introspettive.“Sono dieci anni di vita sintetizzati in due ore di materiale molto intenso”. Così, ha detto il frontman inglese, e con l’ occasione della presentazione del disco, ha raccontato della sua nuova maturità compositiva: più esigente e attenta ai dettagli. L’artista – che da poco ha compiuto 62 anni – è – dunque – pronto a salutare la sua carriera con i Cure, per sempre, o è solo l’alba di un nuovo inizio? Staremo a sentire.
di Antonella Putignano