(di Antonella Putignano) Se per il Conte Tacchia – personaggio interpretato da Enrico Montesano, nel film di Sergio Corbucci, del 1982 – “Ogni botta è na tacchia”, per Damiano dei Maneskin, quando sale sul palco, “ogni tacco è un ritocco: alla classifica”.
Questi ragazzi sanno fare rock, e, in questo senso – esattamente, come “la tacchia”- hanno personalità e sono riconoscibili, in tutto quello che suonano: ovvero, hanno un talento istintivo che cresce, ogni volta; grazie ad un’ottima tecnica, e ad una disinvolta – e sicura – presenza sul palco, nonostante la loro giovanissima età. Il brano I wanna be your slave – estratto dall’album Teatro d’Ira Vol.1– sta scalando – in pochissimo tempo – la classifica britannica.
E ascoltandolo si comprende la ragione del loro successo: hanno fatto gavetta, hanno lavorato. E, soprattutto, hanno studiato per trovare il loro “timbro”. I Maneskin prima di raggiungere il grande pubblico, infatti, hanno suonato nelle piazze, nei locali e, come si vede nelle loro esibizioni, hanno imparato dagli altri; osservando i professionisti più grandi. La loro fama è un bel racconto di musica e di vita. Il resto, sono “polemiche da salotto”. Una longeva carriera internazionale è assolutamente alla loro portata.
di Antonella Putignano