(di Antonella Putignano) Nel 1993 Roberto Baggio vinceva il pallone d’oro e, insieme al riconoscimento sportivo, iniziava a diventare – nell’immaginario collettivo di tutti noi – un’icona ed un simbolo del bel calcio: di quel mestiere nobile che è lo sport.
Domani, 26 maggio, su Netflix, va in onda il Divin Codino, per la regia di Letizia Lamartire. Tra gli interpreti, insieme a Andrea Arcangeli – nel ruolo del calciatore – troviamo l’attore Andrea Pennacchi; conosciuto dal grande pubblico come Il Pojana della trasmissione Propaganda Live, in onda su La 7. Il film è un omaggio semplice ma ben fatto. La trama è la storia del calciatore: dagli esordi nel Vincenza a quel drammatico mondiale del ’94. E, poi, i grandi trionfi: le reti che hanno fatto la storia del calcio giocato, le sconfitte, le risalite. E la delusione bruciante della mancata convocazione del 2002.
Ma, soprattutto, nel film si sottolinea il lato umano di un grande “artigiano” del calcio: un uomo umile che si è preso cura dei momenti difficili della sua brillante carriera, senza nascondere le sue fragilità, la fatica fisica, le tensioni psicologiche. Tra gli aspetti più importanti della sceneggiatura c’è il rapporto di Baggio con la fede: il calciatore, infatti, è Buddista fin dai tempi della Fiorentina.
Il film, probabilmente, prende in considerazione i racconti, gli aneddoti, e gli elementi autobiografici contenuti nel libro sulla vita del giocatore: Una porta nel cielo, del 2001. Lo stesso Baggio, in qualche recente intervista, ha detto di essere molto emozionato per questa dedica cinematografica. Il calciatore, da anni, conduce una vita riservata ma non per questo meno intensa: infatti, vive immerso nella natura in un piccolo paese del vicentino, insieme alla moglie e ai tre figli. E, come racconta lui, gira per le strade a bordo di una Panda. E chissà che, magari, facendo benzina, prima o poi, non incontri quel Corrado Guzzanti che nel programma Tunnel del 1994 gli regalava un’imitazione da goal.
di Antonella Putignano