(di Giulia Anzani Ciliberti) Nel catalogo di Amazon Prime Video è possibile trovare Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino in versione televisiva. La serie è il reboot del film omonimo del 1981, a sua volta tratto dal romanzo del 1978, scritto da Christiane Vera Felscherivow.

Andando in ordine temporale, il racconto autobiografico basato su alcune interviste è inizialmente pubblicato a puntate sul settimanale Stern nel 1978, anno in cui Christiane era imputata e testimone nel processo per ricettazione e detenzione di droga. L’anno successivo viene pubblicato sotto forma di libro in Germania. La successiva distribuzione in tutto il mondo lo rende un caso editoriale e apre gli occhi sul problema dilagante dell’eroina, diffusa soprattutto fra i giovani, e della prostituzione minorile.

Nel 1981 esce il film: Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino diretto da Uli Edel. Con la colonna sonora di David Bowie, presente in una scena, si rivela uno dei più grandi successi cinematografici dell’anno. Nonostante il film risulti snellito rispetto alla vastità di informazioni presenti nel libro, rimane comunque di forte impatto. Le scene crude e impietose della vita della giovanissima Christiane, rendono l’idea – almeno vagamente – di come si vivesse negli anni ‘70 in una realtà difficile come era la Berlino ancora divisa dal muro. È un crescendo di turbamenti che, inevitabilmente, colpisce chiunque lo guardi.

Nel nuovo adattamento, troviamo un gruppo di ragazzi tirato a lucido, una Berlino luminosa e alla moda, e una realtà molto diversa da quella del lungometraggio.

Gli otto episodi raccontano in modo edulcorato il periodo dell’adolescenza di Christiane e dei suoi amici, che a tratti sembrano un normale gruppo di adolescenti. Non c’è traccia del malessere che aleggia durante la visione del film.

Oltre all’abuso di eroina e alla prostituzione minorile, sono ben pochi i dettagli che fanno capire di cosa si parla, inoltre lo spettatore è spesso distratto dalle storie d’amore e dalle vicende familiari dei personaggi. Un esempio lampante dell’immensa differenza tra i due prodotti è la discoteca che Christiane era solita frequentare, il Sound. Nel film, pur essendo definita “la discoteca più moderna d’Europa”, non era altro che uno scantinato poco raccomandabile e buio, adibito a sala da ballo. Nella serie è un locale realmente alla moda, con un enorme bancone bar e una pista illuminata da luci psichedeliche.

Nonostante ciò, la serie si lascia guardare piacevolmente, la caratterizzazione dei personaggi è efficace, tanto che si finisce per affezionarcisi, i giovani attori sono bravi e aderenti ai ruoli che interpretano.

Le conseguenze dell’uso di droghe si vedono nella serie come nel film, ma anche in questo caso lo strato di perbenismo del reboot non dà spazio a quel carico di emozioni che nel film sovrasta lo spettatore.