(di Giorgio Cavagnaro) Prima di affrontare un tomo da ottocento pagine e oltre, è necessario fare un bel respiro, chiudere gli occhi qualche secondo, salutare il tempo libero per qualche giorno e lanciarsi col paracadute nell’impresa. Sapendo che il paracadute può aprirsi, regalandoti la soddisfazione di un’esperienza unica oppure tradirti, con le conseguenze del caso.
Per fortuna, M, il figlio del secolo di Antonio Scurati (Bompiani, premio Strega 2019) si è rivelato, pagina dopo pagina, un lancio sicuro: paracadute aperto a tempo debito, discesa maestosa e senza intoppi, colpo d’occhio straordinario. Il panorama offerto ai suoi lettori da questo romanzo anomalo, che affronta i cinque anni cruciali dell’ascesa di Benito Mussolini al potere, è di quelli da non perdere: noi stessi. Come eravamo negli anni Venti, come ci preparavamo a diventare, come, forse, siamo ancora: un popolo propenso a subire oltremisura l’influenza degli illusionisti, dei manipolatori, delle personalità forti.
Perché Mussolini, l’autore ce lo racconta con straordinaria ricchezza di dettagli, è certamente stato una personalità forte, probabilmente la più incisiva nell’infanzia del nostro Paese, appena uscito dalla tragedia della Grande guerra col fondato sospetto di aver versato fiumi di sangue e sacrificato un’intera generazione senza stringere niente di davvero concreto tra le mani.
Nella piaga di questo sospetto, sostenuto instancabilmente dalla sua musa, la critica d’arte e amante Margherita Sarfatti, si inserisce con ferrea determinazione e precisione chirurgica la lama di un convinto socialista riconvertito a una fede interamente fatta in casa, partorita nella milanese piazza San Sepolcro, quella dei Fasci italiani di combattimento. È il 1919, Il suo nome è Benito Mussolini, umili origini, nato a Predappio trentasei anni prima.
Si può e si deve parlare delle motivazioni storiche che hanno spalancato le porte alla dittatura nel nostro Paese. Ma è altrettanto importante ripercorrere anno dopo anno le terribili violenze che l’hanno resa possibile. Gli scontri sanguinosi tra una sinistra eternamente divisa, abbagliata dalla rivoluzione sovietica, e le brutali squadre fasciste guidate dagli Arditi, ex combattenti spietati in guerra come in pace, le connivenze e le incertezze dei moderati, abilmente gestite da colui che Scurati chiama il figlio del secolo: Mussolini, l’uomo destinato ad afferrare brutalmente il potere e diventare Duce degli italiani e dittatore, equilibrista di diabolica abilità nel camminare sul filo di una monarchia debolee di un Parlamento incolore e inadeguato a contrastare la sua ascesa.
Mentre ci passano davanti agli occhi la figura stupefacente del vate Gabriele D’Annunzio, il racconto dell’incredibile vicenda di Fiume, città di nessuno contesa tra Jugoslavia e Italia, le bravate vigliacche dei futuri gerarchi fascisti, il sacrificio struggente del martire Matteotti, nel libro di Scurati la Storia si fa romanzo. O magari è l’inverso, il dubbio è legittimo.