(di Walter De Stradis) A Potenza per prendere parte a “La notte più lunga dell’anno”: «Ho detto subito sì a una cosa molto forte e molto intensa. Faccio il papà di Ambra Angiolini. Sono episodi che si intrecciano… la vita quotidiana, insomma, però, vista dal buco della serratura»
Su quella faccia ruvida, dal colorito scuro, con le rughe marcate e la barba ispida che è un tutt’uno con la lanuggine bianca dei capelli rimasti, leggi immediatamente la figura del “licantropo” cinematografico, di colui, cioè, che non ha più bisogno della luna piena o di una qualche pozione chimica per passare da Jeckyll a Hyde (o viceversa), ma che sembra ormai vivere stabilmente nel mezzo dei due mondi, la realtà e il cinema, l’uomo e l’attore.
Alessandro Haber, da alcuni giorni a Potenza per prendere parte al film La notte più lunga dell’anno del giovane Simone Aleandri (da un soggetto di Andrea Di Consoli), giunge alla conferenza stampa del Teatro “Stabile” col suo tipico fare dinoccolato e svampito, disponibile, ma sbrigativo, con la mascherina in una mano e la sigaretta (sempre accesa), nell’altra. Sul palco “delle autorità”, fumerà, anche, a pochi metri dall’elegantissimo primo cittadino potentino che gli siede vicino, e ad alcune altre lunghezze dalla platea, nella quale sono sistemati i giornalisti che –per partecipare all’incontro- hanno dovuto farsi il tampone seduta stante!
Ma l’indiscutibile “fascino da celluloide” di uno come Haber, un po’ Bogart (negli atteggiamenti), un po’ Bukowski, smaccatamente spontaneo («Questa città non mi piace!»), ma anche –viene da pensare- argutamente studiato a memoria, fa sì che gli si conceda un po’ tutto. Anche quando, infastidito, dà del “Marzullo” al vostro cronista, reo di avergli rivolto una domanda… “marzulliana”.
Questo è un film particolarmente bello. Io forse sono stato il primo a leggere la storia e appena ho finito, ho detto “cazzo!”. Ho detto subito sì a una cosa molto forte e molto intensa. Faccio il papà di Ambra Angiolini. Sono episodi che si intrecciano… la vita quotidiana, insomma, però, vista dal buco della serratura. Questo ragazzo (il regista – ndr) ha anche un bel cast e il film secondo me sarà interessante, poetico, doloroso e divertente. Insomma, non è la solita commedia. Non ne posso più della solita commedia (digrigna i denti – ndr). Fanculo!
Chiarisca questo “fanculo”.
Le commedie di una volta non ci sono più e quelle che fanno sono ormai tutte ripetitive. Non se ne può più. Certo, ogni tanto c’è qualcosa di interessante, ma direi che l’andazzo è quello. Bisogna cercare di fare dei film originali, che lascino dei segni.
E perché questo film è diverso?
Perché è scritto bene e c’è un tutto un mondo… non lo definirei “commedia”, in quanto è una storia anche drammatica, poetica, ma soprattutto originale. C’è una fauna di gente che vive in questa città, una serie di personaggi che s’incrociano…
È la prima volta che un film importante viene girato e ambientato nel capoluogo lucano. Il regista ci ha detto che Potenza l’ha colpito perché è “una città che si nasconde”.
A me non piace molto Potenza. Vogliamo paragonarla con altre città? È fatiscente, non ha trama. Il centro è carino, il Teatro (lo “Stabile” – ndr) la salva, la rianima, però è una città faticosa. Io ci vengo volentieri, e ci rimarrei se mi fidanzassi, ma architettonicamente non mi piace… e poi è fredda, ci sono salite e discese…che devo dirti? Vuoi che bluffi? Allora, “cazzo, che meraviglia!”.
Tempo fa lei ha fatto un disco sul Tango (“Tango d’amore e di coltelli”, un live che annovera al violoncello la potentina Giovanna D’Amato, sua grande amica – ndr): che “ballo” sarebbe dunque Potenza?
Cosa? Che palle! Ma chi sei, Marzullo? Ti prego, già ce n’è uno in famiglia… Guarda, certe volte ti mettono davanti un piatto, bello costruito, e magari fa cagare…e invece un altro, contadino, coi sapori e gli odori di una volta, ti dà tutto, la cultura… Va bene? Comunque, anche se non mi piace, Potenza è giusta per questo film. Una cosa è la città in sé, un’altra è il popolo che la vive. La gente qui è straordinaria. Urbino, Spoleto, sono città simili. Potenza, ripeto, è difficile, ma come lo è questo film, con i suoi personaggi problematici. E’ una città strana, particolare. La Lucania in sé è molto bella: Maratea. Matera… Ma io credo molto nelle persone, più che nelle città stesse. E in questo film ci sono personaggi veri, uno più bello dell’altro. Scritti bene. C’è una storia tangibile, credibile, che ti avvolge.
Time out. Haber deve raggiungere gli altri. Un breve gesto della mano, “Dài”, dice, e s’incammina verso il palco.
Un altro spettacolo ha inizio.