(di Renato Marengo) Abbiamo voluto intervistare Marco Testoni e Massimo Privitera sull’onda del successo del loro recente format televisivo, Soundtrack City, la web TV delle colonne sonore, che compie il primo anno proprio in questi giorni. Un programma dedicato alla musica per cinema, serie tv e produzioni multimediali che dai suoi esordi – in pieno lockdown 2020 – ha ospitato personaggi come: Pupi Avati, Franco Piersanti, Pivio, Andrea Guerra, Guido e Maurizio De Angelis, Andrea Morricone, Carlo Crivelli, Fabio Frizzi, Mokadelic, Maurizio Filardo, Pasquale Catalano e tanti altri.
Marco, buongiorno. Da un po’ di tempo in rete si sta facendo notare Soundtrack City. Siete una realtà – diciamolo – nata proprio con il lockdown. Da che cosa è nato il progetto: come vi è venuta l’idea?
La forzata clausura dovuta al lockdown ci ha sicuramente spinto a mettere in pratica qualcosa che con Massimo avevamo in mente già da tempo e coinvolgendo alcuni amici come te Renato e Pierluigi Pietroniro che sono poi divenuti una parte preziosa del programma. Tutto nasce dalla constatazione che il lavoro del musicista per immagini è spesso poco conosciuto. In generale nello spettacolo si tende a guardare chi è il protagonista sul palco o sul set dimenticando che nel cinema o nelle serie tv dietro le quinte c’è una moltitudine di artisti e tecnici fondamentali alla riuscita del film. Trovo che il mio mondo, ovvero quello delle colonne sonore, sia interessantissimo anche per chi non è necessariamente un musicista. Contribuire a farlo conoscere dall’interno, intervistando e parlando amichevolmente con i suoi protagonisti, credo sia un buon modo di rendergli il suo valore.
Una domanda per Massimo: come è nata la vostra collaborazione, quella cioè fra un critico, quale tu sei, e un musicista, quale è Marco?
Nasce nel più naturale e quasi scontato dei modi: anni addietro intervistai Marco in qualità di compositore per un suo lavoro molto interessante che si aggiudicò il Premio dei Lettori della mia rivista ColonneSonore.net per la migliore canzone con Io credo, io penso, io spero, interpretata da Antonella Ruggiero per il film indipendente BlackOut.. Da lì in avanti si sono avvicendate varie frequentazioni e tanta stima reciproca che ci ha portati dove siamo oggi, con mio immenso piacere e orgoglio. Una stima tale che mi ha portato a far diventare Marco il vicedirettore della mia rivista web, cosa che lo ha commosso parecchio.
Marco tu sei una figura decisamente poliedrica: musicista, music supervisor, compositore, autore di libri. Hai vissuto da dentro il boom e il crollo della discografia italiana. Oggi una crisi globale che sta coinvolgendo anche il cinema: per le colonne sonore e il cinema tutto che futuro si prospetta? In che modo possono uscire da quest’epoca così drammatica e incerta?
Se ne esce con il profondo rispetto che bisogna avere verso la musica e naturalmente verso tutti quelli che contribuiscono a realizzarla. Sempre e comunque. In questo senso e per vari motivi oggi gli artisti sono stati privati dell’essenza della loro esistenza: teatri e cinema chiusi, retribuzioni ridicole dallo streaming, tagli alla cultura. Il problema è chi governa e gestisce la produzione artistica nazionale che, come ha stigmatizzato Pupi Avati in una nostra recente intervista, “…aldilà delle scrivanie non trovi più persone ambiziose ma trovi persone che contano soltanto i numeri.” Con questa visione miope e opportunistica non si va da nessuna parte ed ecco perchè credo che chi non ama la musica e quindi la cultura farà sempre grossi danni se chiamato a gestire il settore artistico. Solamente l’attenzione, la sensibilità e la cura verso la musica porterà necessariamente ad alzare l’asticella del valore del lavoro artistico. Non esistono scorciatoie, l’unica via è quella della qualità e della difesa della dignità di chi opera in questo settore. Ce l’ha insegnato un grande maestro come Ennio Morricone.
Massimo: a brevissimo Soundtrack City compirà un anno, ci puoi anticipare qualcosa sulle prossime puntate?
Per la puntata numero 100 io e Marco condurremo una speciale diretta con tanti ospiti illustri, ovviamente molti compositori che abbiamo avuto nelle varie puntate del primo anno di Soundtrack City . Inoltre, come lo scorso anno, faremo una puntata speciale, aspettando i premi David di Donatello, con molti ospiti candidati questo anno come Miglior Musicista e Miglior Canzone, e non solo. E dato che siamo infermabili, durante la serata di premiazione dei David stessi, io e Marco la commenteremo live con una puntata apposita.
Una domanda per tutti e due. Entrambi vi siete cimentati con la scrittura e con la letteratura per il cinema, Marco con uno sguardo maggiormente rivolto alla saggistica intorno alla professione musicale (Musica e Visual media e Musica e Multimedia) e Massimo più incline al racconto e alle monografie dei grandi compositori. Ce ne volete parlare?
Marco
Con i miei libri (in particolare Musica e visual media e Musica e multimedia) ho voluto semplicemente portare i lettori all’interno degli studi di registrazione, delle sale mix e delle moviole per far conoscere quelle che sono le tecniche e le modalità della realizzazione di una colonna sonora di un film o di una produzione multimediale. E’ un lavoro con tante sfaccettature e tanti ruoli professionali che interagiscono tra loro e con un linguaggio specifico che non tutti conoscono. Insomma nelle intenzioni scrivo con un forte spirito divulgativo ma poi in corso d’opera cerco anche di individuare un ordine in una materia che spesso ordine non ha. Il fatto poi che questi libri siano stati adottati come testi d’esame in varie Università e Conservatori devo ammettere che mi fa enormemente piacere.
Massimo
Il mio sguardo ed il mio narrare di Musica Applicata è, come già specificato poco sopra, prima che da giornalista, da ammirato incallito e collezionista più che trentennale di colonne sonore (ho una collezione di soundtracks che ammonta a più di 20.000 titoli), spaziando tra i generi e i compositori, con un “orecchio” privilegiato per John Williams ed Ennio Morricone, due Titani della Film Music. Quindi i miei scritti, che siano libri o interventi quali recensioni e articoli sulla mia testata od altre (collaboro fra gli altri con Audioreview e Billboard, ma anche con Vinile e Fumo di China, per citare alcune delle testate più celebri), sono più da appassionato musicologo e cultore della materia che da musicista o compositore quale non sono. Il mio è un approccio passionale e poco accademico, seppur esaustivo in molteplici aspetti. Mi viene da pensare al volume, scritto a quattro mani con Federico Biella, Quando cantavano le colt – Enciclopedia cine-musicale del western all’italiana, il primo sulla musica dei film western nostrani. O a SoundCiak – Film Music anni ’80: Cult cine-musicali senza tempo sulla Musica da Film anni ‘80.
Marco anche in questo caso avete incrociato le vostre competenze e sta nascendo, sempre sotto il marchio di Soundtrack City un corso professionale, come si strutturerà?
E’ un corso che racchiuderà tutte le nostre esperienze lavorative sul campo, le nostre pubblicazioni, i rapporti con compositori, registi e montatori e che mira a dare gli strumenti per analizzare gli aspetti estetici e professionali della musica per immagini. Il nostro corso si compone di una parte propedeutica – dove esamineremo la storia della musica per cinema dal muto ad oggi – e una seconda parte più tecnica dove seguiremo le tre fasi tipiche della realizzazione di una colonna sonora: la preproduzione, la produzione e la postproduzione. Inoltre sono previste varie masterclass con molti compositori, artisti e tecnici che stiamo coinvolgendo in questo progetto.
Massimo Soundtrack City ha recentemente partecipato al Rainbow Free Day, una quindici giorni con massicce adesioni da parte di tutta la vasta filiera della cultura indipendente pensata proprio per far riscoprire un patrimonio prezioso e ricco di contenuti. In occasione di questa manifestazione avete portato quotidianamente il vostro programma ma soprattutto avete presentato il nuovo canale Musa Web Tv di cui siete promotori insieme ad altri operatori, di cosa si tratta?
La nostra partecipazione al Rainbow Free Day ci ha gratificato molto anche perchè abbiamo davvero abbracciato l’intento di questa manifestazione web importantissima con grande entusiasmo e coinvolgimento, portando nella programmazione una sequela di nostre interviste di enorme appeal e successo, scelte fin dalle primissime, da quando siamo partiti con l’avventura di Soundtrack City: interviste a nomi tutelari della musica per film quali i fratelli De Angelis, Andrea Morricone, Vince Tempera, etc. etc. Invece il canale web Musa TV è un network che raccoglie sotto la propria ala i contenuti televisivi di canali web, rubriche radiofoniche, webzine, podcast e format dedicati alla cultura e allo spettacolo, con una speciale attenzione all’approfondimento sul cinema, sulla musica e sulla scena artistica odierna in tutte le sue declinazioni con interviste, incontri, eventi e performance in live streaming.
Marco, siete riusciti con naturalezza e in pochissimo a coinvolgere grandi nomi del mondo del Cinema e dell’audiovisivo: come avete fatto?
Lavorando sia io che Massimo in questo settore ci è venuto piuttosto istintivo perché conosciamo o abbiamo collaborato con molti di questi compositori, registi e scrittori. Questo rende le interviste più naturali e meno impostate. Cerchiamo di non essere mai accademici e di mettere a proprio agio chi è davanti a noi parlando di musica con attenzione e rispetto ma anche divertendoci. Ricordo ad esempio Guido De Angelis degli Oliver Onions mimare la danza del ventre per raccontare un concerto fatto in gioventù, Pupi Avati rapportare la musica agli spermatozoi, Andrea Guerra lanciarsi in una schioppettante invettiva contro lo streaming fino a Pivio Pischiutta che ci confessa i suoi esordi punk o Carlo Crivelli che con la sua band, gli Exploit, aprì nel 1972 il festival rock di Villa Pamphili. E stiamo parlando di artisti di livello internazionale che si mostrano con naturalezza e senza tanti retropensieri.
Massimo, sembra proprio che sia tu che Marco vi divertiate proprio a condurre Soundtrack City e a confrontarvi con i vostri ospiti: ironia? Leggerezza?
Siamo una coppia perfetta e passatemi l’analogia, che forse farà scattare più di un sorriso sarcastico a chi ci legge, ma sembriamo il Raimondo Vianello e la Sandra Mondaini del web e delle colonne sonore, dove Raimondo è Marco ed io Sandra, per singole peculiarità caratteriali e di intrattenimento verbale. Poi, non dimentichiamo che Testoni è un musicista/compositore ed io un giornalista appassionato di musica per immagini; e già qui la dice lunga sulle nostre differenze di approccio alla materia trattata e agli intrecci che nascono nel corso della trasmissione! Per esempio, Marco ed io battibecchiamo simpaticamente abbastanza spesso, soprattutto dietro le quinte, sulla questione del mio amore incondizionato verso la figura autoriale di John Williams che cerco di infilare quasi in ogni discussione per elogiarne gli innumerevoli pregi compositivi, sapendo che Marco non è propriamente un suo ammiratore: ne conseguono battute nei nostri rispettivi dialetti al livello de ‘il meglio del meglio’ delle sitcom, come, per l’appunto, Casa Vianello di cui sopra.