(di Walter De Stradis) “Basilicata, terra di cinema! Non c’è solo Matera, splendida Capitale europea della cultura per il 2019, tra le città location cinematografiche spicca anche Potenza. Soprattutto negli ultimi anni il capoluogo si è prestato come set di numerose pellicole italiane girate e interpretate da registi e artisti noti. La sorpresa, del regista Ivan Polidoro, prodotto dalla Movie Factory di Roma, è uno dei più recenti film le cui scene sono state girane anche a Potenza. Nel 2014, per le strade della città si sono aggirati attori come Carlo Buccirosso e Fabio Volo, interpreti del film La grande seduzione, diretto da Massimo Gaudioso, che ha scelto come location lucane anche Castelmezzano e Pietrapertosa, due splendidi comuni che ricadono nel Parco regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane. Sempre a Potenza sono state girate anche alcune scene dei film Quando il sole sorgerà (2012) di Andrea Manicone e interpretato da Lorenzo Flaherty, e Il ragioniere della mafia (2013) tratto dal romanzo omonimo di Donald Vergari, del regista Federico Rizzo e sempre con Lorenzo Flaherty!”.

Queste parole sono leggibili sul sito dell’Apt Basilicata e rendono evidente che, laddove sui film girati (in tutto o in parte) a Matera, già nel 2007 esisteva un libro (Luciano Veglia, Matera una città per il Cinema – Edizioni Giannatelli) di oltre 250 pagine (che oggi sarebbero almeno il doppio), a proposito del capoluogo di regione, beh, finora dovevano bastare quelle poche righe istituzionali. O poco più.

NELLA FOTO: Il regista Aleandri (a sinistra), con l’attore Massimo Popolizio (a destra), ricevuti dal sindaco di Potenza, Mario Guarente (al centro)

A dare una brusca sterzata a questo “trend”, che finora aveva visto Potenza solo marginalmente lambita da produzioni cinematograficamente importanti, ci stanno pensando il regista romano Simone Aleandri e i suoi attori Alessandro Haber, Ambra Angiolini, Massimo Popolizio. In città da qualche giorno, vi rimarranno per altre tre settimane, circa, necessarie al completamento delle riprese del film La notte più lunga dell’anno.

Quale è dunque la vera novità? Che si tratta del primo film di un certo peso (se la memoria non ci tira un brutto scherzo) scritto su, pensato per e ambientato nel capoluogo lucano. Ne parliamo col regista Simone Aleandri.

Simone, il titolo apparso sui giornali è La notte più lunga dell’anno. È un titolo di lavorazione o è già definitivo?

«È definitivo, fin dal primo momento. Il film racconta la notte del solstizio d’inverno – quella a cavallo fra il 21 e il 22 dicembre – in cui si intrecciano e si incontrano storie di personaggi che faranno i conti con la parte più intima di loro stessi».

Il soggetto è dello scrittore Andrea Di Consoli, autore e opinionista di origini lucane.

«Il soggetto sì, la sceneggiatura è scritta da lui, da me e da Cristina Borsatti».

Si è letto che gli interpreti saranno nomi importanti (Ambra Angiolini, Alessandro Haber, Massimo Popolizio), ma mi interessa capire se questa storia, oltre che girata, sarà anche “ambientata” a Potenza. Come sa, diversi sono stati i film girati in Basilicata, ma poi ambientati in paesi e posti del tutto immaginari, luoghi di un “ipotetico Sud”.

«Il film è stato pensato e scritto su Potenza. Con Andrea Di Consoli avevo già collaborato diversi anni fa per un documentario intitolato “Mater Matera” e quello per me fu il “battesimo” in Basilicata. Grazie ad Andrea ho imparato a conoscere questo territorio. Fu in quell’occasione che a lui venne l’idea di scrivere un soggetto su Potenza, e quindi questa non è una location pensata in un secondo momento per ambientarvi un film: il film è nato proprio pensando a questa città».

Se la memoria non m’inganna, questo sarà il primo film fatto a Potenza e “su” Potenza. Venendo qui ha avvertito su di sé questa “responsabilità”?

«Beh, sì. E devo dire che la cosa mi dà una motivazione in più. Potenza, cinematograficamente, è territorio vergine, ma ho sempre pensato che avesse un grande potenziale, almeno per quanto riguarda il tipo di storia che stiamo ambientando qui. Potenza è una città che si nasconde, piena di sovrapposizioni, è una manciata di luci buttate nel buio; dovendo noi raccontare la notte e la provincia del Sud, trovo che abbia delle caratteristiche urbanistiche molto interessanti, che è difficile trovare altrove in Italia: questi edifici pesanti, grigi, che poi si “amplificano” nella notte… infatti gireremo alle Scale Mobili, al Ponte Musmeci, al “Serpentone” e in alcune zone del Centro».

La descrizione che ha fatto della città lascia presumere che abbiamo a che fare con un film drammatico e non con una commedia.

«Sì, l’impianto è sicuramente drammatico».

Trova che Potenza sia una città un po’ “noir”?

«Beh, l’ambientazione notturna del film rimanda un po’ al noir, ma il taglio non sarà quello».

Lei ha già fatto un primo incontro con i potentini quando c’è stata la selezione delle comparse. Si è sentito un po’ un “Uomo delle Stelle”, al momento di arrivare in una città nella quale il cinema non c’era quasi mai stato?

«Ho avuto sensazioni molto positive. Ho avvertito un grande senso di ospitalità ed entusiasmo da parte della gente. Come diceva lei, è la prima volta che viene raccontata la città e ci sono molte aspettative. Un po’ mi dispiace non poter frequentare di più la popolazione a causa della pandemia: giriamo di notte e tutto il giorno stiamo in albergo, e dobbiamo per ovvie ragioni vivere in un ambiente protetto. Spero di rifarmi una prossima volta».

Il film, ovviamente, ha ottenuto il supporto della Lucana Film Commission…

«Sì ed è prodotto dalla Clipper Media di Sandro Bartolozzi, in collaborazione con Rai Cinema».

Lei è di Roma e dicevamo che ha già lavorato in Basilicata. Quando si fa un film sul Sud è facile scadere nell’oleografia, nel mito di un Mezzogiorno che non c’è più, nelle immagini stereotipate. E questa cosa è successa anche con diverse produzioni realizzate in questa regione… qual è la ricetta per non cadere nel tranello?

«Mah, io ho già raccontato molto il Sud con i miei documentari e credo che questo nuovo film si allontani drasticamente dallo stereotipo e dall’oleografia. È un’intenzione che era già presente a livello di scrittura del soggetto, da parte di Andrea Di Consoli. Se nell’immaginario collettivo spesso il Sud rimanda a un posto solare e caldo, noi stiamo ambientando questo film di notte e al buio… basterebbe già questo…».

Glielo chiedevo perché anche in tv, e di recente, si ascoltano questi accenti forzatamente marcati…

«Il nostro non è un film dialettale, da sottotitoli, ma c’è l’intenzione di raccontare questo posto, questa provincia “di frontiera”: così la concepiamo. Credo che in qualche modo Potenza, in virtù dell’impianto urbanistico di cui le parlavo, abbia la capacità di raccogliere e di condensare diverse realtà provinciali del Sud, non solo dell’Italia, ma anche del mondo. Ci sono questi paesaggi molto aperti… una sorta di “Texas italiano».

Ma ai tempi del Covid come si lavora sul set? Immagino siate tutti sottoposti a tampone e che dobbiate comunque rispettare le distanze…

«È molto difficile. Sì, siamo sotto stretto controllo, ci facciamo il tampone ogni tre giorni e dobbiamo rispettare delle distanze. Sul set lavoriamo con le mascherine e gli ambienti vengono continuamente sterilizzati, prima e dopo le riprese. E questo, ovviamente, porta via molto tempo e grava anche sui costi di produzione. Fare un film al tempo del Covid è assai più complicato».

Anche perché immagino si lavori nell’incertezza, non sapendo quando e se le sale riapriranno. Lei stesso magari si domanda se il film uscirà effettivamente al cinema…

«Ce lo auguriamo tutti. Il film è stato pensato per il grande schermo e speriamo di lasciarci alle spalle quanto prima questo brutto momento».

Ci sono state anche delle polemiche sulla chiusura di cinema e teatri. Diversi operatori sostengono che non era lì che si creavano i focolai e che, oltretutto, sono stati anche costretti a chiudere dopo aver adottato le misure per la prevenzione e aver fatto i lavori per la messa in sicurezza.

«Condivido. A Roma molti cinema avevano adottato queste pratiche per poter ospitare in sicurezza gli spettatori e sinceramente mi auguravo che si potesse andare avanti in questo modo. Ho partecipato all’ultima edizione della Mostra di Venezia, quando si era già in pandemia, e la kermesse è riuscita molto bene, si sono applicate delle precauzioni (misurazione delle temperatura, prenotazione etc.). Penso che sia una prassi da poter utilizzare anche nelle sale cittadine».

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, è di Potenza. Cosa gli direbbe se potesse prenderlo sottobraccio?

«Mi auguro che usciremo da questa situazione con rinnovato spirito… avverto che da parte della gente c’è molta voglia della sala, del teatro… sono momenti di aggregazione che mancano e forse andrebbe fatta qualcosa di più».