(di Giorgio Cavagnaro) Lo confesso: mi piacciono molto i narratori inglesi contemporanei. Tra questi, stravedo in particolare per Nick Hornby e Douglas Adams, e mi delizio instancabilmente coi gialli di Colin Dexter.

E le storie distese di Jonathan Coe, of course.

Ecco perché dall’autore di capolavori come la trilogia sulla famiglia Winshaw mi aspettavo qualcosina in più da questo ultimo suo romanzo, Io e Mr. Wilder. Intendiamoci, a finirlo ci ho messo due giorni, buon segno soprattutto per me che dedico alla lettura sempre e solo lo spazio tra le 23 e le 2 di ogni notte.

La storia scorre senza ostacoli, favorita dal fatto che il Mr. Wilder del titolo è proprio il regista di A qualcuno piace caldo, genio del Novecento, re europeo della commedia brillante americana, erede unico del Lubitsch touch ma eclettico al punto di firmare noir come La fiamma del peccato e Viale del Tramonto.

Calista Frangopoulou, fin troppo timida ventenne greca, lo incontra nel più casuale dei modi e la sua vita ne sarà influenzata in modo indelebile. A poco a poco la frequentazione del mitico regista e del suo cerchio magico durante la travagliata realizzazione di Fedora, il meno felice degli ultimi film di Billy Wilder, diventa il vero viaggio di formazione per Calista, sorprendente e totalmente diverso da quello previsto. La scoperta di un universo per lei favoloso e del tutto inimmaginabile regalerà una marcia in più alla sua crescita umana ma anche professionale di compositrice musicale.

Storia tenera e coinvolgente, personaggi adeguatamente approfonditi, finale commovente il giusto.

Allora cos’è che manca a Io e Mr. Wilder? Forse proprio la scintilla, il graffio inconfondibile che Mr. Wilder non ha mai mancato di infondere in tutte le sue opere. Compresa Fedora.   

Io e Mr.Wilder    

di Jonathan Coe

Feltrinelli, 2021 (234 pagg.)