A quattro anni da Creature selvagge – album d’esordio vincitore nel 2017 della Targa Tenco per la migliore opera prima – il collettivo torinese Lastanzadigreta dà alle stampe il suo secondo lavoro, Macchine inutili. In uscita il 5 febbraio, Macchine inutili s’inserisce nel solco tracciato dal suo predecessore, quello della cosiddetta “musica bambina”, una speciale filosofia creativa diffusa nel 2017 con tanto di manifesto programmatico.
La band piemontese, capace di suonare oggetti recuperati e modificati assieme a strumenti curiosi dimenticati in soffitta, rinnova il suo approccio giocoso alla scrittura di canzoni, producendo una musica democratica in cui tutti possono suonare tutto. Rispetto a Creature selvagge, il nuovo lavoro va in una direzione più “pop”, tra arrangiamenti di archi e fiati (con la collaborazione della Filarmonica del Teatro Regio di Torino), sintetizzatori e la consueta parata di strumenti “strani”: spazzole, tubi in pvc, macchine da scrivere, racchette da tennis, bidoni industriali e batterie di pentole. Senza però tralasciare chitarra e pianoforte e gli inusuali marimba, banjolino, Farfisa, cigarbox, theremin, vecchi armonium, vibraphonette e seghe musicali. Tutti strumenti, questi ultimi, che rimandano a suoni d’altri tempi come in Millantatore, la traccia numero 9 dell’album.
Le canzoni, tredici in tutto, spaziano dal pop sinfonico a tema ambientalista, con venature malinconiche, di Pesce comune, alle filastrocche con sonorità sia elettroniche che acustiche di Attenzione attenzione, il singolo che ha anticipato il disco in estate e che ricorda il cantato di Battiato. Così come Fiori sembra composto dai Baustelle, su testi di Samuele Bersani. Grammatica della fantasia, la traccia numero 5, dedicata alla semplice genialità di Gianni Rodari, rimanda al minimalismo della Penguin Café Orchestra. Infine, non mancano esperimenti di musica contemporanea come in Macchine inutili, il brano in due parti con divagazioni sociali che dà il titolo all’album, e inni ironici, ricchi di giochi di parole, come Spid. Questo secondo lavoro del gruppo torinese rinnova con leggerezza l’impegno e le sonorità del cantautorato di una volta, ricercato, elegante – vedi Creature selvagge, Pt. 2, che si avvale della suadente voce femminile di Cecilia – e allo stesso tempo pop. Un disco che parla di amore, di lavoro, di Resistenza.
Macchine inutili nel titolo omaggia il lavoro di Bruno Munari, che alla metà del secolo scorso, nel pieno dell’industrializzazione del nostro Paese, sviluppò una serie di disegni e sculture dedicati a macchine «inutili perché non fabbricano, non eliminano manodopera, non fanno economizzare tempo e denaro, non producono niente di commerciabile». Queste macchine che in apparenza non servono a nulla, nella prospettiva di Lastanzadigreta, sono molto simili alle canzoni. Dove l’«inutilità», naturalmente, è tale solo se misurata sui valori dominanti del profitto e dell’individualismo: essa rappresenta invece l’ultima forma di resistenza, l’essenza stessa della possibilità di fare una musica (e un’arte) che abbia ancora una valenza civile, sociale e politica. Un messaggio attuale, con il mondo della musica e della cultura fermo da mesi proprio perché «inutile», superfluo; e che costringe a interrogarsi su che cosa vogliamo sopravviva per il futuro.
Lastanzadigreta è un collettivo di cinque musicisti torinesi che scrive canzoni e sviluppa progetti culturali, attivo dal 2009. Nel 2017 il primo album del gruppo, Creature selvagge, ha vinto la Targa Tenco per la miglior Opera Prima, scelto tra centinaia di titoli da una giuria di 200 critici musicali.
Lastanzadigreta è Alan Brunetta (percussioni, marimba, tastiere, bidoni); Leonardo Laviano (voce, chitarre); Umberto Poli (chitarre, cigar box); Flavio Rubatto (theremin, didjeridoo, sintetizzatori, voce); Jacopo Tomatis (mandolini, sintetizzatori, giocattoli, voce).
CINEMA. Grazie al lavoro del marimbista e compositore Alan Brunetta, Lastanzadigreta arriva anche al cinema, con fra le altre la colonna sonora del film The Repairman, opera prima del regista Paolo Mitton, che gira i festival di tutto il mondo viene distribuito nei cinema italiani nel 2015, e di Ulysses – A Dark Odissey, di Federico Alotto, produzione italo-americana del 2018, con Danny Glover, Udo Kier e Skin. La musica de Lastanzadigreta compare anche nella colonna sonora del docufilm Resistenza creativa di Rodolfo Colombara e Emanuela Peyretti (2017).
La copertina del disco è illustrata dall’artista Cinzia Ghigliano.