(di Renato Marengo) Abbiamo intervistato Claudio Trotta, uno dei più importanti organizzatori indipendenti internazionale di piccoli, medi e grandi concerti in Italia, che proprio in questi giorni sta collaborando alacremente – assieme a Giordano Sangiorgi, Claudio Formisano, Massimo Della Pelle, Giuseppe Marasco a me e a numerosi altri operatori e colleghi – alla realizzazione del Rainbow Free Day, una quindici giorni dal 15 al 30 gennaio che intende mettere al centro dell’attenzione il vasto e poliedrico mondo della produzione artistica indipendente e che ha già raccolto numerosissimi adesioni fra i principali operatori Italiani dello spettacolo e dell’arte.
Fra le iniziative del Rainbow Free Day, sconti pensati per l’occasione (www.rainbowfreeday.com) e ogni giorno, sulla piattaforma Facebook del Rainbow, un palinsesto di iniziative che prevede, tra i principali momenti, ogni giorno alle 11.00 The Best of Slow Club; alle 12.00 Entriamo in Negozio – Tra Dischi e Strumenti Musicali; alle 15.00 Indies – Tra etichette e festival; alle 16.00 Cinema! Tra colonne sonore e cinema indipendente; alle 18.00 Due chiacchiere con … (saremo presenti anche noi) per gli approfondimenti sulla musica e digitale; alle 21.00 I Live Rainbow un incontro musicale degli artisti; alle 23.00 arriva L’Approdo per gli incontri su Arte e Letteratura e alla fine L’ultimo mastro di Krapp a cura di Jonathan Giustini.
Claudio, tutta l’attività di grandi e piccoli concerti è ferma, come stanno sopravvivendo le società indipendenti che organizzano i live?
«Barley, come tutte le società del mondo dello spettacolo dal vivo, ha dovuto chiudere gli uffici, usufruire della cassa integrazione per i propri dipendenti e aderire ad alcuni dei ristori economici previsti dal Governo italiano».
Come intervengono, se intervengono, lo Stato, il Ministero dei Beni Culturali, le istituzioni, organismi come SIAE, NuovoImaie a sostegno dell’intera categoria di chi fa musica dal vivo?
«Al netto dei ristori e dei bandi delle varie istituzioni a sostegno delle maestranze e delle imprese, manca una sostanziale e condivisa visione per il presente e per il futuro dello stare insieme. Manca la comprensione dell’urgenza culturale, sociale ed economica della riapertura del mondo dell’arte e dello spettacolo dal vivo. Il mondo dello spettacolo subisce un diffuso atteggiamento pregiudiziale che lo accomuna inesorabilmente al “pericolo” dell’assembramento, come se tutti gli spettacoli che avvenivano quotidianamente in Italia e nel mondo fossero tutti negli stadi o nelle grandi arene all’aperto o al chiuso e presupponessero tutti decina di migliaia di persone in piedi e vicine e indisciplinate. Noi sappiamo invece che la maggior parte dello spettacolo dal vivo si svolge in dimensione disciplinata e in spazi di varia natura da 0 a 3000 persone, con una larga preponderanza di assegnazione di posti a sedere, e facilmente distanziabili quando necessario».
Cosa state proponendo in emergenza per una ripresa dei live, compatibilmente con le norme di sicurezza e con questa battaglia universale contro la pandemia?
«Come Slow Music e anche come componenti del FAS-Forum Arte e Spettacolo, stiamo implementando il protocollo di sicurezza per la riapertura degli spettacoli dal vivo VENGO ANCHE IO PER SENTIRE L’EFFETTO CHE FA che avevamo già elaborato insieme a medici e a professionisti del settore a maggio 2020, prima del DPCM del 17 maggio che ha purtroppo imposto limitazioni alle capienze irrazionali e insostenibili per tutta la filiera dell’arte e dello spettacolo dal vivo».
Sei tra i più attivi sostenitori di questo Rainbow Free Day, un bellissimo progetto al quale anche io come presidente di AIA e con ClassicRock On Air e le attività a me collegate abbiamo aderito con grande partecipazione. Spieghiamo qualcosa di più ai giovani artisti che ci leggono del tuo personale impegno e dei benefici che ci aspettiamo tutti da queste iniziative, palliativi d’emergenza certamente, ma indispensabili in questi drammatici momenti.
«Credo che il sogno di tutti i promotori e i partecipanti sia quello di contribuire tutti insieme a costruire una Casa Comune degli Indipendenti, dove presentare nell’arco di 15 giorni varie opportunità espressive accomunate da una marketing e da un brand comune allo scopo di aiutare sempre di più a fare “sistema” a sé. Come ho scritto nel mio libro NO PASTA NO SHOW, “L’indipendenza è un traguardo non un punto di partenza”. Rainbow Free Day è una specie di ARCA DI NOE’ moderna e dinamica, dove accogliere svariate modalità espressive che dovrebbero essere accomunate dai valori fondanti della ricerca della Bellezza, della originalità e della identità e della equità. È la prima edizione ampiamente migliorabile e perfettibile, ma ci stiamo divertendo molto a farla nella totale volontarietà e gratuità di opera dei tanti professionisti che l’hanno prima immaginata, poi creata e che ora la stanno facendo lievitare cercando di colorare questi tempi così grigi e cupi con un arcobaleno di proposte culturali crediamo suggestivo».
Come Barley, quali decisioni avete preso per i concerti dei grandi protagonisti internazionali del rock che erano programmati in Italia e quando prevedete che possa esserci una nuova programmazione, augurandoci che il vaccino ci liberi presto da questa tragedia?
«Barley privilegia la riprogrammazione rispetto alla cancellazione di quanto si doveva svolgere nel corso del 2020, non sempre è possibile ovviamente dipendendo in larga parte dalle decisioni degli artisti relative ai loro tour internazionali. Credo che anche il 2021 purtroppo sarà un anno molto faticoso per tutti, con ulteriori riprogrammazioni, ma anche con la buona novella di nuovi tour e nuove modalità organizzative. Se possibile faremo più repliche nelle stesse location e nelle stesse città, cosi da accontentare un maggior numero di persone. Penso largamente improbabile che nel corso del 2021 si possa tornare in Europa e negli Usa ai grandi eventi negli stadi, mentre lo immagino possibile per l’estate del 2022. Noi spingeremo per la riapertura in sicurezza per la primavera del 2021, perlomeno per i tanti spettacoli che si possano rappresentare in dimensioni confortevoli, umane e sicure per i lavoratori, gli artisti e il pubblico».