I Pan Island hanno appena partorito Monkey Loop, un brano che si porta dietro un videoclip molto carino quanto particolare che è un po’ un omaggio a certi polizieschi anni ’70. 

Un po’ videogioco, molto poliziesco anni ‘70, Monkey Loop è la nuova traccia del Parcogiochi con cui i Pan Island provocano i propri fan giocando questa volta con l’interattività (dal 4 dicembre sugli Store Digitali). Restano i colori forti, molto fluo, che sono ormai la cifra stilistica di questo nuovo progetto della band pugliese, ma si aggiunge questa volta il meccanismo della scelta multipla che plasma l’andamento della storia.

 

Un singolo e un videoclip, insomma, che molto hanno a che vedere con il mondo del Cinema di queste nostre pagine. Abbiamo voluto, quindi, fare un paio di domande ad Andrea Introna, leader della band e ideatore del progetto.

Come ti è venuta l’idea?

Dalla Musica!  Avevo scritto questo testo su uno dei tanti beat che scarico, poi ho dato il provino in pasto ai ragazzi della band che, come spesso accade, interpretano l’idea e stravolgono il tutto, trasformando un beat, in un arrangiamento ricco di particolarità e sfumature. La traccia aveva da subito questo intro molto ritmico e vivace guidato da un flauto che mi ha subito rimandato agli inseguimenti tra balordi e polizia.

Nella mia testa era un mix tra Roma violenta e Lupin, le scimmie e le banane sono venute dopo.

Un videoclip articolato, anche complesso nella sua immediatezza narrativa. Eppure lo avete realizzato con un semplice iPhone…

Con due iPhone per essere precisi, e neanche di ultimissima generazione  🙂  

Un po’ per indole, siamo da sempre un gruppo che si autoproduce. 

Certo! Sarebbe bello incontrare qualcuno che prenda a cuore il nostro gruppo e possa  amplificare  le nostre idee così da avere accesso a risorse e strumenti più potenti di un semplice telefonino, 

ma alla fine sono le idee che contano, comunque se ci danno armi più potenti, faremo bombe più potenti, ahahah.

Circa la complessità e l’immediatezza narrativa, non saprei. Avevo voglia di fare qualcosa di interattivo da anni. Inizialmente  mi ero fatto uno schema che   prevedeva quattro giorni di riprese e molte più diramazioni narrative. Tuttavia, in seguito al DPCM e alla situazione covid in generale, non potendo raggiungere alcuni luoghi più distanti, ci siamo trovati nelle condizioni di dover ridurre notevolmente il tutto.

Abbiamo girato in due giorni e ho montato il tutto in  poco meno di una settimana.

Secondo molti è figo, per me poteva essere ancora più figo ma certamente va bene così.

Si parlava di polizieschi anni ’70, ma a noi cultori di cinema viene in mente anche Sliding Doors. E, ovviamente, il mondo dei videogiochi: oserei dire che sei un consumatore quasi compulsivo di immagini di ogni tipo. Come si forma, anche visivamente, una creatività provocatoria come la tua?

Sliding Doors, Butterfly Effect, ci sono tanti elementi simili che penso si possano trovare in molti film.

Verso la fine della storia c’è anche una simpatica citazione a Indiana Jones oltre a tutto questo.

Non penso che la mia creatività si sia già formata del tutto, penso che continui a mutare e presumibilmente a crescere ed evolvere.

Apprezzo il fatto che la si ritenga provocatoria perché questo è uno degli intenti del parco giochi, quindi se arriva, sono contento.

Di compulsivo c’è sicuramente qualcosa, sono un nerd per molti aspetti e un paranoico per molti altri.

Guardo un sacco di serie tv e di cartoni animati e rivedo spesso i film che già mi piacciono. Ritorno al futuro potrei guardarlo ogni giorno e non mi annoierebbe mai.

Giocavo un sacco al computer quando ero un bambino, ricordo ancora  a memoria i comandi in MS-Dos per avviare Prince of Persia su primo pc di mio padre.

Adoro i punta e clicca della Lucas Arts, forse lì ci sono molte delle mie influenze ma in generale non sono un gamer e se lo fossi sarei molto OldSchool.

Da piccolo avevo una spiccata memoria fotografica, ma essendo incapace nel disegno, lo sono tuttora, cercavo e cerco di descrivere a parole o a voce le mie idee, quindi in testa ho un sacco di storie e di colori ogni volta. 

Ogni tanto tutto questo prende forma e spuntano fuori  cessi dorati, scimmie cattive e banane mutanti.

Poi c’è da dire che dopo i videogame è arrivata l’informatica e i linguaggi di programmazione. Questo ha sicuramente contaminato le acque, in senso buono, e mi ha spinto a voler dar forma alla mia creatività sicuramente anche  tramite i computer e la tecnologia in generale. In tal senso penso che Monkey Loop sia un ottimo esempio.

Raccontaci una fiaba, un sogno futuro, un progetto di domani. Qualche accenno a prossimi progetti. Come conti di portare avanti la provocatorietà di questo anche domani?

Con Monkey Loop siamo alla seconda di sei tracce del Parcogiochi, quindi per ora il mood è questo e lo sarà ancora per un po’:

Un bambino che giocando giocando tira adorabili pugni sui testicoli ai “grandi” come a te che stai leggendo. 

Si gioca ovviamente, ma sai che non puoi ribattere, siamo solo bambini, se ci tiri un ceffone ci uccidi, quindi sorridi 🙂

Scherzi a parte, penso che in un periodo duro e particolare come quello che tutti stiamo vivendo, dove gli unici colori che abbiamo sono quelli delle nostre zone pandemiche,

ci sia bisogno di tanto colore, di tanta energia positiva ed essendo il parcogiochi molto colorato, sento che è la cosa giusta da proporre per ora. “Ce la faremo”  diceva un pazzo dal balcone….

Il sogno futuro, spero prossimo, è quello di poter finalmente suonare dal vivo tutto questo.  Ovviamene col covid non è il momento, ma io spero che arrivi il più presto possibile.

Voglio che finalmente chi ascolta, balli e si diverta nel Parcogiochi. È tutta musica molto vivace questa, sono molto curioso di capire che effetto fa live. Io per primo mi voglio divertire! 

L’entusiasmo non manca. Ancora un po’ di pazienza…

Per il futuro anteriore invece, nel mio hard-disk c’è molto altro dopo il parcogiochi.  Ma è troppo presto per ora.

Dico solo una cosa che chi ci segue con attenzione già sa: Sto scrivendo un libro, i primi capitoli possono essere letti gratuitamente scaricando la nostra app  o direttamente dal nostro sito

AZEM, la storia che sto raccontando, inizia con toni molto cupi, lontani dal parcogiochi, solo più avanti si tingerà di musica e penso che leggendo sarà facile intuire il mood che permeerà le canzoni che verranno.

È un progetto molto corposo a cui sto lavorando da diversi anni e a dirla tutta qualche piccolo riferimento è già stato sparso, un po’ sul nostro Instagram, un po’ nelle pubblicazioni recenti.

Grazie Andrea, diciamo a questo punto che la musica e il gioco proseguono a questo punto sulla App, scaricabile gratuitamente, dove, oltre ad ascoltare il brano mentre si gioca, è possibile scegliere come player del gioco i vari componenti della band. Fantastico!!!

 

by Barbara Bianchi