(di Renato Marengo) È uscito di recente Suburra – Final Season, il nuovo album di Tommaso Zanello, meglio noto come Piotta, già disponibile su tutte le piattaforme digitali. Il nuovo disco è stato distribuito proprio in concomitanza con l’arrivo su Netflix della terza e ultima stagione di Suburra – La serie e raccoglie dieci brani originali realizzati appositamente per fare da colonna sonora all’atto finale della serie originale italiana prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios – in associazione con Bartleby Film. Dal 30 ottobre questa è disponibile in oltre 190 Paesi del mondo.

Conosco Piotta, sin dal suo debutto e sono molto felice di intervistarlo, oltre che come personaggio popolare del mondo rap, anche come compositore di colonne sonore. Tommy, già nel 2017 un tuo brano, 7 Vizi Capitale, era entrato nella  prima serie Suburra, poi nella seconda stagione la tua label, La Grande Onda, realizza la colonna rap, ora per la terza serie ti è stata affidata tutta la colonna sonora. In Italia è la prima volta che a un musicista giovane e non convenzionale viene affidata tutta la musica di una grande serie. Come è successo?

«È successo proprio grazie al rapporto che si è creato con la produzione italiana di Cattleya e con quella internazionale di Netflix. Realizzare una colonna sonora per una serie tv così importante e vista in tutto il mondo è una cosa piuttosto complicata, non solo dal punto di vista creativo, ma anche da quello che definirei gestionale. Le mie precedenti esperienze nel mondo del cinema, dal mio primissimo film con i Manetti Bros, mi hanno permesso di capire i sottili equilibri tra regista, sceneggiatori, esigenze di sala montaggio e produzione. In questo caso lo standard poi non era quello italiano, che comunque è già molto elevato, ma quello americano, ovvero il top del settore a livello produttivo. Ti ringrazio, infine, per il giovane, ma tutta questa esperienza è la prova che oramai il mio percorso musicale è più che ventennale».

Per giovane, ovviamente, intendo il tipo di musica, più adatto ai giovani, a differenza delle colonne sonore più classiche che solitamente caratterizzano la nostra tv. Ma a te è stato chiesto proprio di adattare le musiche e le canzoni ai personaggi  alle storie o hai utilizzato brani che avevi già pronti?
«Mi è stata data sostanzialmente carta bianca. Una carta composta da fogli da riempire di idee e proposte. A ogni foglio se ne aggiungeva un altro, fino a comporre tutto ciò che avete sentito e che, al netto dei brani di repertorio sincronizzati e ai temi musicali che richiamano stagione uno, quelli di Sarah Neufeld degli Arcade Fire intendo, sono stati scritti e realizzati da zero, tutti appositamente per l’opera filmica».

Sei riuscito a mantenere nella serie le tue tematiche, il tuo interesse per Roma e le sue borgate?
«Assolutamente sì, c’è tanta Roma dentro. Nei colori, nelle pennellate caravaggesche, in primo piano e a volte sullo sfondo, nel modo di rappare classico come in quello più sperimentale, nel modo di emozionare e di cantare alcuni parti in particolare, da S.U.B.U.R.R.A. a Fiore dell’infame, per dirne un paio».

Come hai conciliato il tuo modo di raccontare e i messaggi che da sempre il tuo pubblico è abituato a seguire con le tinte forti, di questa serie, con violenza e disperazione estreme che ne caratterizzano gli episodi?

«Ho fatto due tipi di intervento fondamentali. Il primo è stato quello di realizzare non una sola sigla, ma una sigla per ogni personaggio, operazione credo mai fatta prima, e in secundis quella di elevare il lato crime dei personaggi tracciandone il loro versante più poetico. Sono riuscito a farlo coproducendo il tutto con Francesco Santalucia, che già con me aveva dato vita alla versione primigenia di 7 Vizi Capitale e Solo per noi, due brani molto emotivi. Quando lavoriamo in coppia è proprio questo reciproco lato emotivo che riusciamo a tirare fuori, io nel canto e nelle parole, lui nei temi e nei movimenti del pianoforte piuttosto che negli accordi di una chitarra acustica».

Sappiamo che hai realizzato anche un tuo video per un brano, La Giostra, inserito nella serie e nella compilation. Ci conosciamo da quando avevi debuttato e hai sempre avuto come scopo prioritario l’interesse per le immagini della tua musica, la realizzazione di video collegati strettamente ai tuoi brani. Fare ora le musiche non di un video o di un film ma di una lunga serie e per di più con storie legate al mondo giovane, alle borgate, al sottoproletariato urbano è per te un punto di arrivo o è il punto di partenza del compositore Tommaso Zanello, neo autore di colonne sonore.

«Anche in questo caso la risposta alla tua domanda è assolutamente sì. Spesso ho legato le mie parole a immagini altrettanto importanti, diciamo forse tra i primi rapper italiani a capirne l’importanza, vedi tutto il rapporto di lunga data con dei registi di cinema veri, dai Manetti Bros a Claudio Noce, fino al giovane Glauco Citati, che il cinema in lungometraggio non lo ha ancora fatto ma che lo farà di certo. Sceneggiatura, montaggio, attori come Beatrice Bruschi e Alessandro Proietti ne La Giostra non sono scelte casuali, anzi, tutt’altro. CI piaceva l’idea di raccontare quella città ai margini, ma viva e pulsante come l’incredibile realtà umana e artistica del M.A.A.M., sconosciuta a molti romani e visitata invece dagli amanti dell’arte, street e non solo, da mezza Europa».

Parlaci dell’album che è appena stato pubblicato con le musiche della serie.

«È un album che esce volutamente in vinile, supporto che adoro, e in digitale in tutto il mondo, distribuito dal quarto player discografico mondiale, la multinazionale spagnola Altafonte. In virtù di questa sinergia, ho realizzato anche una versione in spagnoli di 7 Vizi Capitale, totalmente riarrangiata con Alessandro Chimienti, chitarrista di Mannarino, che adora questi suoni, il maestro Feliciano Zacchia e la cantante argentina Malena Di Bello, che con me ha tradotto e cantato il ritornello del brano. Per il resto l’album contiene dieci tracce, tra canzoni e un paio di momenti strumentali che adoravo e che adoro».

A cosa altro stai lavorando? Sappiamo che hai intenzione di utilizzare vecchi grandi successi per lavorarci su alla tua maniera.

«Io amo sempre mescolare futuro e passato, perché il presente è esattamente nel mezzo e la formula del mio presente musicale è: passato intenso, più futuro potenziale, fratto due. Vecchi successi? Perché no, magari proprio legati a quel mondo del cinema con cui noi romani cresciamo sin da bambini tra le periferie e i vicoli del centro storico di questa città tanto bella quanto strana».

(Le foto di Piotta sono di Alfredo Villa)