9 ottobre 1963: una massa di fango copre le vite, le case, il respiro di quasi 2000 persone sommerse dall’onda disastrosa fuoriuscita dalla tristemente celebre Diga del Vajont. Una tragedia immane dovuta ad incuria, superficialità e ad un incrocio devastante di circostanze prevedibili e colpevolmente trascurate: una diga costruita dove non doveva esserlo, una montagna che si ribella e che frana, un lago artificiale che esonda e travolge di fango persone e cose.
Cineteca del Veneto ha di recente digitalizzato uno struggente Cinegiornale d’epoca proprio dedicato a questa immane tragedia e lo ha messo a disposizione per il grande pubblico attraverso TecaTV (gratis su questo link), televisione web che dedica da sempre ampie sezioni a documentari, cinegiornali, archivi storici restaurati.
“Dall’alto sembra estranea la sciagura del Vajont. Nemmeno il Cadore sembra più il Cadore e la valle e il Piave sembrano diversi in questa geografia sconvolta dalla morte. Dall’alto si getta lo sguardo su un disastro che pare lontano migliaia di chilometri dalla nostra pietà. Un disastro che non riesce a rappresentarsi, a diventare umano. La diga è ancora più bianca, il lago gonfio e lucido di sole è diventato più piccolo, immiserito dalla catastrofe.” Un documento storico impreziosito da un testo delicato, profondo, ricco di sensibilità, lacerante, che si discosta in modo radicale dalla cronaca, all’occorrenza asettica, qualche volta più leggera di questi mini documentari d’epoca. E ci regala così un dipinto autentico, profondo e gravido di empatia dal respiro quanto mai attuale in un momento storico in cui l’Ambiente con le sue ferite bussa tanto prepotentemente alla nostra porta.
Francesco Ferri