Se La terra dell’abbastanza aveva rivelato al mondo l’esistenza di una coppia di registi di belle speranze, Favolacce, l’opera seconda di Damiano e Fabio D’Innocenzo, non solo ha confermato quelle aspettative ma le ha ampiamente superate. I due fratelli cineasti nati a Tor Bella Monaca continuano a scavare nel cuore nero delle relazioni sociali e familiari, ma stavolta spostano leggermente il tiro.
L’ambientazione è sempre quella della periferia sud di Roma, ma in questa nuova “favola nera”, come loro stessi l’hanno definita – in cui i corpi pasoliniani incontrano l’incapacità di comunicare di “antonioniana” memoria – l’umanità che popola la pellicola non è più quella dei giovani marginali e in odore di criminalità. Qui al centro della scena ci sono le famiglie, più o meno arricchite, insediatesi nelle villette edificate in quella terra di confine schiacciata fra la campagna che è stata palude e la litoranea selvaggiamente costruita, fuori dal muro di quartieri sorti con l’urbanizzazione sfrenata della seconda metà del secolo scorso.
Il tono caldo e rassicurante della voce fuori campo di Max Tortora ci introduce e accompagna nel mondo di Favolacce, un microcosmo ieri proletario oggi piccolo borghese, di una Spinaceto più immaginaria che reale, fatta di villette a schiera con giardino antistante.
Già dalla prima scena, una cena tra più nuclei familiari drammaticamente fredda e compassata, avvertiamo che in quella piccola comunità il disagio cova sotto la cenere. Dietro il velo di normalità traspaiono infatti la frustrazione e l’impotenza dei padri, che si traduce in malvagità e ansia di possesso; la subalternità passiva delle madri e l’indifferenza colpevole di tutti. I ragazzi, appena usciti dalla pubertà e minacciati dai tormenti dell’adolescenza, sono in apparenza diligenti e obbedienti, ma la loro incapacità di comunicare col mondo adulto è il segno inequivocabile della sconfitta.
Nel cinema dei gemelli D’Innocenzo non c’è speranza né redenzione. Come su Mirko e Manolo de La terra dell’abbastanza, anche sui figli e i genitori di Favolacce la tragedia incombe fatale.
Ma alla fine, quella che ci è stata appena raccontata, è forse soltanto una favola. Dolorosa e oscura, ma pur sempre una favola.
Favolacce è valso ai fratelli D’Innocenzo l’Orso d’argento per la sceneggiatura alla Berlinale, l’ultimo grande festival prima dell’emergenza sanitaria. Con le sale cinematografiche ancora chiuse Vision Distribution, Pepito Produzioni e Rai Cinema hanno deciso di proporre il film direttamente on demand.
Le piattaforme sulle quali è possibile noleggiare l’opera seconda di Fabio e Damiano D’Innocenzo sono Sky Primafila Premiere, Timvision, Chili, Google Play, Infinity, CG Digital e Rakuten TV.
Elio Germano, anche lui trionfatore a Berlino con l’Orso d’argento come miglior attore per il film di Giorgio Diritti, è uno dei protagonisti insieme con Barbara Chichiarelli, Gabriel Montesi, Max Malatesta, Lino Musella e Ileana D’Ambra.