(di Renato Marengo) Ho il piacere di pubblicare le considerazioni di Rosario Maria Montesanti, un regista, anche autore televisivo e sceneggiatore, con il quale ho avuto il piacere di lavorare per alcuni anni in Rai. L’ho ritrovato lo scorso anno con un altro amico, Pino Ammendola, loro due autori e registi di un piacevolissimo film surreale su un politico che morendo si trova ad essere giudicato “Altrove” per danni all’umanità che neppure ricordava di aver causato. Il film – di cui ho curato le scelte musicali, un successo della PFM e musiche originali di un geniale pianista del quale sono produttore artistico, Alberto Pizzo – s’intitola A.N.I.M.A.
Rosario Maria Montesanti è uno scrittore satirico, gioca molto su parole e doppi significati, ma è anche un arguto osservatore della nostra società. Critico sagace o filosofo, sociologo o visionario? Montesanti come per una sceneggiatura di fantarealtà o come in un dettagliato articolo da columnist ha fissato in un racconto breve l’agghiacciante realtà di questi giorni, i momenti incredibili, inaspettati e drammatici che stiamo vivendo. Ha fatto osservazioni e deduzioni incredibilmente lucide su cause e conseguenze, su ipotesi, timori o speranze futuri. Mi fa piacere quindi pubblicarlo su Cinecorriere: Rosario è un regista di cinema e sceneggiatore, quindi è a casa sua.
I NODI E IL PETTINE
di Rosario Maria Montesanti
Il mondo intero è stato colpito da una immane tragedia: una guerra mondiale che ci costringe a dover combattere contro un nemico invisibile: un Alien che tenta di distruggere l’intera umanità, entrandoci dentro, senza chiedere permesso e senza essere stato invitato.
Migliaia di anni fa i virus viaggiavano a piedi e raggiungevano solo luoghi relativamente vicini, producendo danni limitati e circoscritti. Oggi i virus viaggiano insieme a noi in aereo, sui treni, a bordo delle navi e, come noi, prendono autobus e metropolitane facendo un numero incalcolabile di vittime.
Questa guerra, al contrario delle altre, non distrugge le città e lascia intatti i monumenti; questa guerra non produce macerie e rovine; questa guerra ha un solo obiettivo: uccidere, in modo democratico, gli uomini senza nessuna distinzione. Colpisce allo stesso modo ricchi e poveri, famosi e sconosciuti, belli e brutti, colti e analfabeti, onesti e disonesti, stupidi e intelligenti. Una notazione ironica: i ricchi, al contrario dei poveri, quando, nel passato, si sono trovati al centro di una guerra o di una catastrofe hanno sempre avuto la possibilità di fuggire altrove per poi ritornare a evento esaurito. Oggi questo tragico evento non prevede l”altrove”. Anche il ricco deve stare a casa, molto più comodo del povero, ma con gli stessi timori e con la stessa speranza che finisca presto.
E, sicuramente, non si sa quando, finirà, perché questa non è la fine del mondo, è la fine di un certo mondo, è la fine di questo mondo così come lo abbiamo apparecchiato.
Chi è credente vede questo evento negativo come un segno divino: punire chi è colpevole dello stravolgimento del pianeta, l’uomo, e risparmiare gli innocenti, la natura, i bambini e gli animali.
Una dura lezione che dovrebbe spingere l’intera umanità a comportamenti più corretti, più solidali, più attenti e più “umani”.
Per troppo tempo abbiamo pensato di essere i padroni del pianeta, mentre eravamo e siamo solo dei semplici affittuari, che prima o poi devono lasciarlo ad altri. E come succede con le case in affitto sarebbe buona educazione consegnarlo a chi viene dopo di noi, pulito e in ordine.
Per troppo tempo, pensando di essere i padroni, alle assemblee di condominio, quando si affrontava il tema della manutenzione, abbiamo pensato che fosse un provvedimento inutile e, soprattutto, poco conveniente. E così abbiamo modificato l’equilibrio della natura e stravolto l’habitat del mondo animale che, disorientato, si è ammalato e ci ha trasmesso le sue malattie.
Il virus, in questo scenario, ha usato un veicolo molto efficace: l’inquinamento atmosferico. È salito a bordo delle polveri sottili e ha colpito centinaia di migliaia di individui.
Eppure in questo disastro epocale c’è qualcosa di positivo: piccoli e grandi cambiamenti che, quando tutto finirà, potrebbero diventare un grande patrimonio da preservare: una rivoluzione pacifica che può correggere il nostro stile di vita.
Mentre in questo momento gli uomini si ammalano e muoiono, il nostro nemico sembra voler guarire, sia pure indirettamente, l’ambiente e il pianeta. Da quando siamo costretti, giustamente, a limitare i nostri spostamenti e a vivere prigionieri delle nostre case, l’inquinamento, in vastissime aree, dalla Cina alla Pianura Padana è sceso dell’80%; a Venezia non solo non transitano più le navi da crociera e nei canali, finalmente limpidi, sono tornati a nuotare i pesci; a Milano nelle acque dei navigli sono tornati i cigni, in Sardegna i delfini. La terra sta ricominciando a respirare solo perché gli esseri umani si sono dovuti fermare e cambiare radicalmente le loro abitudini, soprattutto quelle cattive.
Abbiamo riscoperto l’arte della pazienza e la capacità di rispettare le regole, anche le più difficili, le più faticose.
Se nel passato l’uomo ha sempre lavorato per vivere, per troppo tempo ha vissuto per lavorare, trascurando la famiglia e togliendo tempo e attenzione agli affetti. Oggi che è costretto a stare tutto il giorno a casa e deve recuperare il tempo perduto: deve dialogare, inventare giochi e raccontare favole. Oggi è tornato a vivere la famiglia per quello che dovrebbe essere: una “comunità” e non più una mera “somma di solitudini”.
E anche la società intera, costretta a rinunciare agli incontri, agli scambi, alle strette di mano e agli abbracci, sorprendentemente, sta ritrovando il senso solidale della comunità, rispolverando numerosi valori che sembravano estinti, affidandosi a un solo valore: il denaro
Ieri eravamo tutti sulla stessa banca, in costante concorrenza fra noi e ci davamo del “Lei”; oggi siamo tutti sulla stessa barca, con le stesse speranze, le stesse angosce e con l’obbligo e il desiderio di darci del “Noi”.
Ma, a proposito di comunità, non si può non affrontare la fine positiva delle regole di austerità messe in atto dalla cosiddetta Comunità Europea, che chiamarla in questo modo la rende quasi un ossimoro, visto che, in realtà, non è altro che un’unione monetaria nata per favorire i Paesi più ricchi a discapito di quelli più poveri. Anche questa una somma di solitudini intrisa di egoismo e avidità.
È difficile non ricordare l’atteggiamento di questa presunta comunità nei confronti della Grecia, un Paese che ha regalato al mondo la filosofia, la medicina e la democrazia: basi indiscusse della civiltà occidentale, creando anche una pacifica e solidale comunità internazionale: le Olimpiadi.
Il rigore e l’austerità hanno costretto gli Stati membri della Comunità Europea, quelli con più difficoltà economiche a tagliare servizi sociali fondamentali, colpendo in modo indiscriminato la sanità e la ricerca che, in questo momento, hanno creato morte, disperazione e recessione.
In tutto il continente i governi, finalmente, devono fare i conti con l’economia reale che, dopo essere stata trascurata per decenni, è tornata a essere protagonista, facendoli riflettere sulla irrazionalità dell’altra economia: quella irreale, virtuale e assassina, utile solo a fare arricchire gli speculatori e i giocatori d’azzardo che hanno creato odiose diseguaglianze e povertà: una roulette per pochi, una roulette russa per tutti gli altri.
Il denaro nato come simbolo, come convenzione, lentamente da mezzo è diventato un fine, per poi, alla fine, trasformarsi in merce.
Finalmente, a causa di questo tragico evento che coinvolge tutti, stiamo mettendo in discussione l’avida e oppressiva economia finanziaria in favore dell’economia reale!
La politica è tornata a parlare di “bene comune”, concetto che per gli eletti dovrebbe rappresentare un impegno ineludibile; oggi sono costretti a promettere solo quello che possono mantenere e il consenso devono meritarselo.
Un altro vantaggio: grazie al lavoro generoso dei medici e degli infermieri che rischiano le loro vite per salvare quelle degli altri, abbiamo anche riscoperto il valore della competenza.
E sono scomparse anche alcune armi di distrazione di massa che non ci hanno mai aiutato a riflettere sulla realtà che ci circonda; è stato interrotto il campionato di calcio e la pubblicità oggi si palesa in tutta la sua superficialità, apparendo agli utenti incoerente, distante dalla vita reale, a volte inutile, se non addirittura ridicola: oggi non abbiamo più il desiderio di acquistare cose di cui non sentiamo il bisogno e i messaggi ingannevoli non riescono più a ingannarci.
Abbiamo anche scoperto lo smart working, il tele lavoro, che se l’avessimo adottato molto prima, eliminando i nostri massicci spostamenti a motore, avremmo risparmiato all’ambiente anni di bombardamenti di sostanze velenose e inquinanti.
Abbiamo anche rafforzato il sentimento, quasi scomparso, della solidarietà: gli stilisti di alta moda confezionano camici, tute e mascherine per medici e infermieri; gli chef stellati cucinano pasti per gli ospedali; gli alberghi mettono a disposizione le loro camere per i senzatetto; c’è una corsa a piccole e grandi donazioni e si moltiplicano i volontari che, generosamente, assistono gli anziani.
È finita anche la movida e i giovani, finalmente, non annegano più le loro frustrazioni e il loro essere senza futuro in ettolitri di birra e di prosecco.
Insomma, molte cose possono cambiare e questa lezione ci permette di sciogliere parecchi nodi e di poter pettinare la nostra vita rendendola più presentabile e umana.
La speranza è che, una volta risolta questa emergenza, tutto non ricominci come o peggio di prima.
Rosario Maria Montesanti è nato a Roma nel 1949. Dopo aver frequentato la scuola di recitazione di Alessandro Fersen, debutta al Piccolo Eliseo con la regia di “Play”, inedito di Samuel Beckett. Si diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia in qualità di Regista e direttore della fotografia, sotto la direzione didattica di Roberto Rossellini.. Realizza numerosi videoclip musicali, spot pubblicitari e documentari in qualità di ideatore, regista e direttore della fotografia. Collabora per più di 30 anni con la Rai ( Rai2 e Rai tre) come ideatore di format, autore e regista di programmi, minifiction, rubriche e speciali di seconda e prima serata fra cui “I MISTERI DEL NAZISMO 1 e 2”. Nel 1993 realizza la sua opera prima OLTRE LA NOTTE, film selezionato al Festival di Sorrento, messo in onda su RAI 1, RAI2 e RAI 3. Svolge l’attività di regista, direttore artistico per collane home-video per De Agostini; per l’ Istituto Luce realizza numerosi documentari come ideatore, autore e regista; per il gruppo editoriale La Repubblica-l’Espresso, oltre alla regia cura il coordinamento editoriale per la realizzazione di 4 collane di e con Corrado Augias: “I SEGRETI DI ROMA”; “ITALIANI”; “I SEGRETI DELLA MUSICA”; “LA POESIA ITALIANA”. Pubblica 3 Romanzi: PASSAGGIO DI PROPRIETÀ, VIAGGIO DI SOLA ANDATA, TEMPO DETERMINATO. Scrive la sceneggiatura e realizza con Pino Ammendola il film A.N.I.M.A.