(di Renato Marengo) Un lungo viaggio per dare una mano a un amico cercando di superare problemi di agorafobia, tra mille divertenti imprevisti e con improbabili compagni di un viaggio che diventa un’avventura. Sequenze come una sceneggiatura di un film con tanto di playlist dell’autrice come colonna sonora.
Ogni cambio di scena o di paragrafo, l’apertura degli occhi al risveglio, o il constatare che l’ultimo sogno, stranamente, non era un incubo, è un piccolo “colpo di scena” per Alessandra Scagliola nel suo romanzo Più dentro che fuori. La sua non è una narrativa “a effetto” ma tutto il suo stile è fatto di…effetti efficaci.
Se si pensa poi che per Alessandra scrivere, oltre che una professione, è una sorta di terapia esistenziale, un tentativo di uscire da panico per gli spazi aperti (figuriamoci poi per i viaggi…), per fronteggiare in maniera originale e stravagante il tema dell’agorafobia che la scrittrice affronta soprattutto raccontandolo.
Ma scrivere per lei non è certamente semplice esercizio liberatorio, Alessandra è una grande narratrice, una giornalista e blogger di “Alice in Phobicland”, una scrittrice con all’attivo numerosi libri. Ha già pubblicato il romanzo “La pulce nel deserto” (Socrates, 2007) e, in collaborazione con Patrizia Tagliamonte, la guida “Londra – Il gusto autentico della città” (Castelvecchi Ultra, 2012). Nel 2018 per Morellini Editore è uscito il gustosissimo “La banda dei pensionati”.
Entrare in un suo racconto non è solo cominciare subito a seguirne la storia, in questo Più dentro che fuori, come in ogni suo racconto, è immergersi in un piccolo universo col suo linguaggio, le sue immagini, le sue genialità linguistiche, una sorta di ironia sommersa che però non avverti subito come tale ma che diventa una specie di sottofondo armonico di tutta la sua narrazione. E questo è un disastro, perché non ne eri preparato, entri e non ne esci più. Insomma se per disavventura inizi a leggere poco prima di andare a letto… Tanto se ho sonno, quando arriva, crollo… Ma non è vero per niente. Maledetta ammaliatrice linguistica, succede come in una sonata di Miles Davis ascolti svisature e virtuosismi e non molli… sarà lunga ma, prima o poi, si arriverà al crescendo, prima o poi… finirà, si aprirà, aspetti i picchi le aperture che puntuali arrivano ma non risolvono, come tanti orgasmini incompiuti, che sembra stiano per completarsi, ma non succede. Uno tira l’altro, e così avviene con le frasi, i capitoli, i colpi di scena, della narrazione, va bene, ora smetto, ora chiudo gli occhi e dormo, riprendo domani… Niente, ma come? Succede ogni notte, ma perché stavolta gli occhi non si chiudono per niente, stavolta il sonno, anche senza aver preso i soliti sei caffè, non arriva. E ti trovi immerso, e quindi continui ad andare avanti a leggere al di là del piacere provocato dal susseguirsi degli effetti a ogni riga, cominci senza quasi accorgertene a stare dentro alla storia.
È inquietante con quanta naturalezza questa storia, quella narrata da Alessandra, sembra diventare la tua, sembra che tu ne stia diventando protagonista. Forse Alessandra usa questa sorta di malìa per non far staccare gli occhi del lettore, da lei catturato, dalle righe del suo libro.
Ma non finisce qui, oltre a sembrare una sceneggiatura per un film Più dentro che fuori contiene nche, come la stessa Alessandra scrive su una sua pagina Facebook, “una playlist di oltre 40 brani musicali scelti da me che li fischiettavo, ascoltavo o facevo canticchiare ai protagonisti del romanzo durante la scrittura. C’è un po’ di tutto, perché la musica mi piace trasversalmente e, soprattutto, perché il deficit d’attenzione mi rende difficile concentrarmi su un genere solo. Quindi vi beccate dai Beatles a Bjork, passando per i Sex Pistols, Queen, Paolo Conte, Edith Piaf, Bach e la musica tradizionale irlandese”.
Ebbene sì, anche per chi come noi ama rock e cantautori c’è un ulteriore *movente attrattivo”.
A questo punto… Leggetevillo! (citando la fascinosa puteolana da Oscar, Sofia).
Più dentro che fuori
di Alessandra Scagliola
Collana Varianti
Morellini editore