(di Alfonso Romeo) Lunar City è il nuovo docufilm di Alessandra Bonavina, in uscita nelle sale cinematografiche come evento speciale il 17, 18 e 19 febbraio. L’opera della regista e sceneggiatrice è il frutto di una collaborazione, nata nel 2016, con ASI, ESA e NASA proprio grazie a una passione per le missioni umane nello spazio cui ha dedicato una trilogia, di cui Lunar City fa parte insieme a Destination Mars (in produzione) ed Expedition.

Il documentario nasce come un atto d’amore nei confronti della terra, tanto da inquadrare il lavoro degli scienziati, degli ingegneri e degli astronauti NASA come la ricerca infinita della dimostrazione che il nostro pianeta incarni la forma di vita perfetta, impossibile da replicare altrove. Nonostante questo, Lunar City prende il nome proprio da un progetto che vedrà, in un immediato futuro, la creazione di una vera e propria base stabile di ricerca su territorio lunare, affinché gli esploratori dello spazio possano porre le fondamenta scientifiche per continuare il viaggio intergalattico verso pianeti più lontani e difficili da esaminare.

Tutto nasce dalla prima, mitologica spedizione sulla luna del 1969, quando l’Apollo 11 diventa il simbolo della forza di volontà dell’uomo. Molte sono le immagini di repertorio che si intersecano con le ricerche attuali, ponendo in netto contrasto la scarsità di mezzi e risorse con cui la squadra capitanata da Neil Armstrong si avventurò nello spazio alle più avanzate tecnologie contemporanee. Resta immutata la devozione di tutto lo staff NASA nei confronti di un “mestiere” unico al mondo, tanto rischioso quanto emozionante e fondamentale all’apporto scientifico.

«Esplorare lo spazio cambierà gli uomini, è un po’ come quando si vede un neonato, quel bambino tenero e delicato, che dorme e respira. In quel momento pensi che non possa esistere cosa più pura, e vuoi anche proteggerlo, perché qualsiasi cosa potrebbe distruggerlo, inclusi noi stessi», dice l’astronauta Tracy Dyson riferendosi al nostro pianeta visto da anni luce di distanza.

Raffinato e per nulla banale, coinvolgente e con un linguaggio che apre un dialogo anche con i meno appassionati del settore, Lunar City si rivela un docufilm di cui avevamo estremamente bisogno.