(di Francesco Ferri) È una pellicola drammatica quella diretta da Gianni Amelio e con una coproduzione di lusso (Rai Cinema, Minerva Pictures, Pepito Produzioni). Uscita lo scorso 9 gennaio, Hammamet racconta l’esilio, o per meglio dire la latitanza, e gli ultimissimi mesi di vita di uno dei personaggi più controversi del recente panorama politico nostrano.

Bettino Craxi viene raffigurato attraverso tutto il suo carisma, narcisismo, arroganza ed egocentrismo, che non vengono meno neanche durante i suoi momenti esistenziali più critici. La fuga, le accuse giudiziarie, i problemi di salute rendono il leader socialista ancora più duro con se stesso e con gli altri: rifiuta di tornare in patria per farsi giudicare, non accetta aiuti dalle equipe mediche tunisine, vive come il vero ribelle che è imprigionato nella sua figura.

Tralasciando le cronache politico-giudiziarie, il politico milanese è interpretato in maniera eccellente da Pierfrancesco Favino. Atteggiamenti, tonalità e cadenze della voce, movimenti, smorfie, camminate, risposte. Un personaggio studiato a menadito e riprodotto con maestria dall’attore romano, che indossa ben trentanove maschere per simularne fedelmente le espressioni.

Gli altri personaggi sono i figli del segretario del Partito Socialista, interpretati da Livia Rossi e Albero Paradossi, mentre Luca Filippi è Fausto, fantomatico figlio di un compagno di partito di Craxi, ragazzo con problemi di salute mentale causati dal suicidio del padre avvenuto durante gli scandali delle bustarelle. Il giovane raggiungerà clandestinamente il protagonista nella sua villa ad Hammamet con intenti contrastanti: dalla riconciliazione, al desiderio di catturarne le ultime memorie attraverso una videocamera, fino alla vendetta, dato che Fausto riteneva Craxi colpevole del suicidio di suo padre (il compagno di partito sarebbe Vincenzo Balzamo, socialista morto sì durante Tangentopoli, ma per arresto cardiaco, ndr).

Nel cast si annovera anche la presenza di Claudia Gerini (amante di Craxi), Silvia Cohen (moglie), Renato Carpentieri (un politico amico) e Giuseppe Cederna (Balzamo).

Dulcis in fundo, questo biopic può vantare le musiche del premio Oscar Nicola Piovani, che sottolineano, assieme alle immagini, la drammaticità della narrazione.