A tu per tu con il professor Lello Savonardo, docente universitario, sociologo e artista che parla, insegna e interagisce attraverso le immagini e i suoni.

Napoli è sempre più partecipe alla vita del nostro cinema, anche grazie alla Film Commission Regione Campania, che consente a registi e sceneggiatori di realizzare i loro film pensati e ambientati in città.

A Sorrento, proprio in questi giorni, si svolgono le Giornate Professionali del Cinema alle quali partecipano, da ogni parte d’Italia, produttori, esercenti e gli addetti ai lavori del mondo cinematografico. Vengono presentati i listini della prossima stagione con anteprime di alcune pellicole italiane e straniere.

Pochi chilometri più a nord, a Napoli, nel mondo accademico e della comunicazione opera Lello Savonardo, docente universitario, musicista, scrittore, esperto e critico di cinema e  musica, settori che fanno parte integrante del suo metodo di insegnamento e delle molteplici forme di comunicazione da lui utilizzate. Savonardo, di cui sono amico personale e col quale condivido spesso pubblicazioni, interventi in trasmissioni, convegni ed eventi, come me ama le sinergie, che mette in campo grazie ai prestigiosi ruoli che occupa. Lello rappresenta una nuova figura di docente universitario capace di dare un impulso innovativo alla didattica, facendo incontrare teorie e pratica, linguaggi creativi e visioni del futuro, mettendosi personalmente in gioco.

Ci conosciamo da quando eri agli inizi della carriera universitaria, alternando lo studio alla sala di registrazione nel tuo ruolo di musicista e cantautore. Ora che l’università e le istituzioni ti affidano incarichi con sempre maggiore frequenza, quanto spazio è rimasto dell’artista che non rinuncia a questa sua passione parallela?

«Non è semplice rispondere a questa domanda, considerate le mie diverse anime. Insegno varie discipline della comunicazione presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, tra i diversi altri impegni istituzionali, e sono autore di numerosi saggi sull’universo giovanile e i linguaggi musicali, tra cui Sociologia della Musica. La costruzione sociale del suono, dalle tribù al digitale (Utet, 2010) che, nel 2014, è stato pubblicato in lingua francese e distribuito in tutto il mondo francofono dalla casa editrice Academia/L’Harmattan. I miei interessi scientifici sposano da sempre la mia passione per la musica. Di recente, il mio ritorno alla musica “attiva”, in qualità di cantautore, ha rappresentato una sfida, oltre che un progetto culturale di suoni, parole, ritmi ed emozioni. Ma è molto più difficile scrivere canzoni, esprimere se stessi, denudarsi, esporsi attraverso le emozioni di una canzone, che scrivere saggi di sociologia, in cui devi necessariamente tendere all’oggettività. Il mio ultimo disco, Bit Generation, pubblicato dalla storica e prestigiosa casa editrice “La Canzonetta”, è un progetto cross-mediale che apre un ponte tra generazioni e che comprende diversi ambiti di approfondimento. Prende spunto dal mio libro Bit Generation. Culture giovanili, creatività e social media (Franco Angeli, 2013) che contiene i risultati di una ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Università di Napoli Federico II sul rapporto tra universo giovanile e tecnologie digitali. Il disco racconta il mutamento culturale, sociale e tecnologico, con particolare riferimento allo spaesamento dell’uomo contemporaneo e ai nuovi linguaggi espressi dalle nuove generazioni».

Oltre che dalla cattedra, i tuoi insegnamenti li divulghi attraverso F2 Radio Lab, da te stesso progettata, sei presente spesso in tv, in programmi di cinema, nei Tg, e fai una sorta di didattica interattiva col grande pubblico sul cinema e sulla musica. A parlare è sempre il professore o il critico, l’artista o il sociologo? Sono ruoli sempre compatibili? Sperimenti un nuovo modo, certamente più accattivante, di fare lezione, per comunicare con gli allievi.

«Direi che il sociologo, l’artista, il critico e il professore universitario convivono quasi sempre secondo modalità inedite. Come hai sottolineato, sono spesso ospite, in qualità di esperto, in trasmissioni tv, per parlare di cinema, libri, musica, di giovani, cercando sempre di contribuire ad alimentare il dibattito culturale e scientifico. Ho sempre cercato di sperimentare nuovi linguaggi anche nella didattica, promuovendo convegni universitari con diversi artisti italiani, come Jovanotti, Ligabue, Edoardo Bennato, Alex Britti, Mogol, Rocco Hunt, solo per fare qualche esempio. Artisti che alla Federico II, nell’ambito del ciclo di seminari I linguaggi della creatività o del Digital Music Forum, si sono confrontati con me e con gli studenti sulle culture giovanili, in qualità di testimoni privilegiati dei mutamenti culturali. I linguaggi giovanili sono al centro delle trasmissioni di F2 Radio Lab, la web radio dell’ateneo Federico II che ho ideato nel 2005 e di cui sono coordinatore artistico, come del progetto Contamination Lab che ha favorito la nascita di start up innovative, dando vita anche a pubblicazioni sul tema, come il recente volume (curato con Annalisa Buffardi) Culture digitali, innovazione e startup. Il modello Contamination Lab (Milano 2019). che apre una riflessione sull’innovazione e le università del futuro».

Cos’è la Bit Generation?

«Con l’espressione Bit Generation mi riferisco, in modo non certamente esaustivo, a quel mondo giovanile che si nutre e si esprime tendenzialmente attraverso la software culture che caratterizza l’esperienza digitale. Tale espressione richiama esplicitamente la Beat Generation, il movimento artistico letterario e musicale che si è sviluppato tra gli anni ‘50 e ‘60 negli Usa. Un movimento che ha contribuito a determinare forme espressive, culturali, sociali e politiche caratterizzanti l’universo giovanile di quegli anni, influenzando in modo significativo le generazioni successive. Beat era ribellione, battito, ritmo e la Beat Generation si esprimeva attraverso i media tradizionali e, anche grazie a essi, è riuscita a diffondere le proprie produzioni artistiche e culturali, la visione del mondo e le istanze politiche e sociali di cui è stata portatrice. Oggi Bit è connessione, condivisione, partecipazione e la Bit Generation si esprime, sempre di più, attraverso i media digitali. I giovani del Terzo millennio sono tra i principali fruitori delle nuove tecnologie. Navigano, creano, comunicano, si esprimono, danno vita a produzioni artistiche inedite. Le nuove generazioni interpretano i segnali del mutamento, creando nuovi linguaggi e anticipando il futuro».

Le culture giovanili a Napoli, la tua città, hanno, da sempre, determinato processi di innovazione e influenzato i linguaggi della scena culturale, artistica e musicale italiana. Un tema che ritorna spesso nelle tue riflessioni e pubblicazioni.

«A Napoli, le contaminazioni culturali, i linguaggi della tradizione e dell’innovazione hanno da sempre contribuito a nutrire quel panorama musicale inedito riconducibile a una stessa matrice di natura ‘vulcanica’ e ‘magmatica’, in cui la canzone fonde varie esperienze culturali e musicali, adottandole e rielaborandole liberamente. Le culture giovanili sono centrali nei processi di innovazione. Il Napule’s Power che tu hai ideato, promosso e continui a diffondere, è espressione di un movimento culturale, artistico e musicale, costantemente “in movimento”. Anche oggi, a Napoli, i nuovi poeti urbani, i rapper di ultima generazione si nutrono della contaminazione tra i diversi linguaggi artistici, dando vita e voce alla Bit Generation, che si esprime, comunica, socializza, generando, anche attraverso i social, un’inedita narrazione sonora della realtà urbana e sociale. Partendo proprio dagli artisti che hanno caratterizzato il Napule’s Power, da Pino Daniele e James Senese a Edoardo Bennato, passando per i 99 Posse e gli Almamegretta, fino ad arrivare a Rocco Hunt, Clementino, Liberato e alla nuova scena musicale partenopea. Quella stessa scena musicale che io e te abbiamo presentato al MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza, nell’ambito dell’evento Dal Napule’s Power alla Bit Generation, insieme all’artista Francesca Fariello, espressione del contesto musicale rock emergente, ma anche protagonista del progetto universitario “Sirena digitale”, in cui contribuisce a ridefinire il repertorio sonoro tradizionale, attraverso la tecnologia degli ologrammi e interpretazioni in diverse lingue. Napule’s Power, movimento in movimento è anche il titolo della relazione presentata il 4 novembre scorso con il mio dottorando dell’Università di Marsiglia, Giuliano Scala, nell’ambito della conferenza Banlieue Sud – contre-archive minoritaires, formes populaires et cultures subalternes, organizzata dal Centro di Studi Iberici e Ibero Americani e dal Département de Langues Étrangères dell’Università di Tolosa. Una relazione che sarà parte integrante della tesi di dottorato di Giuliano su Pino Daniele e sul Napule’s Power, presso l’Università di Marsiglia».

Pino Daniele, in una mia intervista, definì le sue esplorazioni sonore sulle coste francesi – popolate da ragazzi migrati dall’Africa – “Rock Aràbe”. Napoli aperta da sempre ai contatti e alle contaminazioni è epicentro di questa nuova cultura, nella musica e nel cinema.

«Come per la musica, Napoli esprime, da sempre, fermenti artistici e culturali in diversi settori. In ambito cinematografico, in Campania sono state realizzate produzioni eccellenti che, anche negli ultimi anni, stanno ricevendo premi e riconoscimenti internazionali, con film che vanno da Gatta Cenerentola al Sindaco del Rione Sanità, solo per fare qualche esempio recente. In questi ultimi due anni, sono state realizzate oltre 200 produzioni, tra film, documentari, fiction, cortometraggi, videoclip e altri prodotti audiovisivi. Uno scenario che, anche grazie al mio impegno in Film Commission Regione Campania, oltre che come studioso, sto seguendo con grande interesse. La cultura genera economia e sviluppo, oltre che nutrire la coscienza critica».

Savonardo, il profeta  della Bit Generation

Lello Savonardo insegna Teorie e Tecniche della comunicazione e Comunicazione e Culture giovanili presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Coordina l’Osservatorio Territoriale Giovani dell’università, F2 RadioLab, web radio dell’ateneo e il laboratorio Creative Lab Napoli. È membro del Comitato scientifico della Film Commission Regione Campania. È stato Segretario Generale dell’Associazione Italiana di Sociologia, referente di ateneo e coordinatore scientifico dei progetti Contamination Lab Napoli e Startup Music Lab ed è stato consigliere per la comunicazione del Ministro dell’Ambiente. Ha pubblicato saggi e articoli scientifici sulla comunicazione, le culture digitali, i social media, i linguaggi giovanili, anche in collaborazione con Derrick de Kerckhove, Franco Crespi e Domenico De Masi. Tra le sue principali pubblicazioni: Pop music, media e culture giovanili. Dalla Beat Revolution alla Bit Generation (Milano, 2017); Sociologie de la musique. Construction sociale du son des tribus au numérique (Belgique, 2015); Bit Generation. Culture giovanili, creatività e social media (Milano 2013).