(di Alfonso Romeo) Nancy è l’opera prima di Christina Choe, che per il suo debutto da regista nel lungometraggio sceglie le strade tortuose del dramma psicologico, portando in scena un racconto ricco di tensione e dal forte impatto emotivo. Premiato al Sundance Film Festival, al Sitges Film Festival e al Festival Internazionale del Cinema di Porto, Nancy è stato presentato in anteprima come pellicola d’apertura al RIFF Rome Independent Film Festival e arriva nelle nostre sale il 12 dicembre.
La storia si concentra su Nancy (Andrea Riseborough), giovane donna dalla vita solitaria e problematica passata tra mille sogni perduti. Dopo un servizio in tv, la ragazza fa ritorno da quelli che crede essere i suoi veri genitori: Leo (Steve Buscemi) ed Ellen (J. Cameron Smith), i quali la credevano scomparsa da anni. Ellen è stupita e commossa per aver ritrovato sua figlia, ma Leo, sospettoso, teme che possa trattarsi di un equivoco. Per Nancy sarà doloroso riaffrontare i ricordi della propria infanzia, nella speranza di trovare qualcosa che la identifichi con quella bambina sparita nel nulla tanto tempo prima.
Christina Choe, che fino ad ora aveva diretto diverse serie televisive come Queen Sugar (2016) o The Act (2019), dando anche prova del proprio talento di sceneggiatrice, decide di approcciarsi alla macchina da presa in punta di piedi, in modo delicato ma allo stesso tempo potentissimo, e il risultato è un racconto dai toni intimi e coinvolgenti, che sembra dialogare con lo Xavier Dolan più ispirato, facendo riferimento a opere come J’ai tué ma mère (2019) o Mommy (2014).
Il cast artistico si dimostra decisamente all’altezza della difficoltà performativa dei personaggi, caratterizzati da una serie infinita di sfaccettature psicologiche da svelare implicitamente, spesso solo con uno sguardo o un movimento. Il discorso vale particolarmente per la protagonista Andrea Riseborough, elogiata dalla critica internazionale tra cui Amy Nicholson che sostiene: «È un ruolo adatto per Riseborough, una chimera per schermi con la strana capacità di cambiare forma tra adolescenti goffe e donne cresciute. Qui lei è una sfocatura contemporaneamente immatura e dall’aria esausta, che potrebbe invecchiare e morire prima di capire realmente di chi si tratta».
Con un plauso particolare alla colonna sonora intensa ed estraniante (a cura di Peter Raeburn) che contribuisce a far sentire lo spettatore coinvolto dal primo all’ultimo fotogramma, Nancy è una storia che ci parla d’amore, grazie a quei piccoli spaccati familiari dall’umanità fragile, dirompente e sconquassata di cui il cinema non dovrebbe mai averne abbastanza.