Tra film di genere e drammi familiari, la trentasettesima edizione della rassegna cinematografica piemontese ha regalato nostalgia ed emozioni.

La varietà non manca al Torino Film Festival. Anche questa edizione numero 37, all’interno della sua ricca selezione composta di ben 197 titoli, fra lungo e cortometraggi, ha presentato prodotti di varia natura e provenienza.

Noir con ambientazioni insolite (La Gomera, nella foto sopra; Dreamland), pellicole storico-biografiche (Mientras dure la guerra), nostalgico-musicali (Le choc du futur), fantascienza comico-distopica (Greener Grass), action movie adrenalinici (Guns Akimbo), comedy thriller (L’inganno perfetto) sono solo alcuni dei generi presenti nella programmazione, attraversata da una linea narrativa, nemmeno troppo sottile, quella dei rapporti familiari.

Che siano malati (Algunas bestias, foto sopra), bizzarri (Alelì), sofferti (Litigante), luttuosi (Ms. White Light), controversi (The Last Porno Show), soffocanti (God Exists, Her Name Is Petrunya) o tormentati (Le reve de Noura, foto sotto), questi sono lo specchio di un mondo smarrito, in cerca di un senso, di un equilibrio, di una direzione. Capace però di regalarci ancora emozioni.

Come quelle contrastanti di Noura, la protagonista del film tunisino in concorso, Il sogno di  Noura, opera seconda, applauditissima, di Hinde Boujemaa. Madre di tre figli e moglie di un carcerato, Noura vive sentimenti combattuti. Innamorata perdutamente di un altro uomo, vuole divorziare dal marito di cui teme la reazione violenta e imprevedibile, anche perché la severa legge tunisina punisce gli adulteri con cinque anni di prigione. Ma quando il consorte galeotto viene graziato e scarcerato in anticipo, il sogno di libertà della donna e la sua emancipazione si allontanano drammaticamente.

Sono scioccanti e inaspettate, invece, le emozioni di Algunas bestias, una delle pellicole migliori viste al festival, anche questa in competizione. Un tranquillo weekend familiare su una splendida isola al largo delle coste cilene si trasforma in un regolamento di conti nel quale emergono debolezze, odio, insoddisfazione e meschinità. La nonna che non accetta l’incalzare degli anni, il nonno incestuoso e pedofilo, la figlia incapace di prendere decisioni, il genero rabbioso e frustrato, i nipoti annoiati e infelici sono il bestiario umano messo in scena da Jorge Riquelme Serrano. Un film che rimane nelle  viscere, grazie anche ad attori superlativi come Paulina Garcia (la nonna) e Alfredo Castro (il nonno).