Cari genitori,

lo so che la maggior parte di voi fa di tutto per proteggere, accudire, tutelare i propri amati figli. E allora evitate, per carità, di fare in modo che succeda ancora quello che è successo a me tanti anni fa. Non si lascia un piccino innocente a guardare la televisione di sera, da solo, magari mentre trasmettono il più bel film del mondo, creato dalla mente superiore di Ingmar Bergman.

O almeno, evitate che il bambino in questione, intento a seguire le scene iniziali de Il posto delle fragole, possa incappare nelle sequenze allucinanti dell’incubo capitato al vecchio professor Isak Borg, nervoso e agitato per il viaggio che deve compiere il giorno seguente, per ritirare un prestigioso premio alla sua opera di scienziato.

O forse no, lasciate che i vostri piccoli abbiano, se il caso vorrà, quell’esperienza. Io ne fui letteralmente terrorizzato, ma anche stimolato a seguire tutto il film, il viaggio del professor Isak nella memoria di ciò che è stato e ciò che è, mentre sullo sfondo non si intravede che la morte, pronta ad accogliere lui e noi tutti dopo il tenue raggio di sole che ci ha riscaldato per quel fulmineo istante che è stata la nostra vita. Chissà se Bergman conosceva la famosa poesia di Quasimodo che ho indegnamente preso in prestito. Ed è subito sera uscì nel 1930, mentre qui siamo nel 1957, dunque secondo me sì. In ogni caso il film l’ho visto almeno cinque volte, e ogni volta ha aggiunto qualcosa di importante, di indispensabile, al mio goffo tentativo di comprendere cosa mi stava accadendo intorno.

Proprio come accade, nel suo viaggio, al professor Isak Borg.

Nel 1957 italiano primeggiava, in quella che solo molti anni dopo tutti avremmo chiamato Hit parade, una canzone in realtà uscita tre anni prima, in America. Ma se c’è una melodia in grado di raccontare i primi spasimi d’amore dei giovani nostrani verso l’ammaliante sogno a stelle e strisce, è certamente Only You.

Tony Williams, ecco il nome ingiustamente ignorato da tutti del lead vocalist dei Platters, gruppo “nero” che spaccava letteralmente, inventore del “singhiozzo” assassino che tutti tentavano di imitare per far colpo sulle ragazze dalle gonne svolazzanti che popolavano balere, rotonde e sale da ballo di tutto il mondo. Da noi ci riuscì solo il buon Tony Dallara, a costruire su quel singhiozzo una brillante  e meritata carriera di “urlatore”.

Certo che le quattro voci dei Platters, una per ciascun registro musicale fra tenore e basso, non le batteva nessuno e nessuno osava perciò sfidarli sul loro terreno, tanto meno in Italia. Il nostro Quartetto Cetra capì però che non era quella del confronto tecnico la strada giusta e usando le armi di una garbata armonia vocale, ma soprattutto dell’ironia intelligente e raffinata, vinse alla fine, ma è solo una mia modestissima opinione, la guerra dei quartetti che infiammava gli anni Cinquanta.