(di Claudia D’Agnone) “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, così Italo Calvino spiegava il pregio dei testi letterari intramontabili. Traslando il discorso dalla letteratura al cinema possiamo senza dubbio annoverare tra i classici Singin’ in the rain, brillante commedia musicale del 1952 con Gene Kelly, Donald O’Connor e Debbie Reynolds.

A regalare alla pellicola l’immortalità probabilmente è l’ambientazione scintillante degli anni ’20 e una trama sicuramente leggera, ma non priva di ironia e arguzia, che lo ha reso uno dei musical più belli di tutti i tempi.

Se tutti abbiamo visto (e amato) il film, lo spettacolo in scena al Teatro Nazionale Che Banca! a Milano diventa quasi un obbligo morale: dal 15 novembre 2019 all’11 gennaio 2020 la pioggia a Milano non mette tristezza, ma fa venire voglia di lanciarsi in un numero di tip tap.

Lo spettacolo, con la regia di Chiara Noschese, è curato in ogni dettaglio, dalle scenografie ai costumi, fino alla mimica degli attori in scena. Sin dalle prime battute vieni totalmente catapultato nel 1927, anno in cui Don Lockwood (Giuseppe Verzicco) e Lina Lamont (Martina Lunghi) sono le star indiscusse del cinema muto e punte di diamante della Monumental Pictures. Nel 1927 però, la Warner Bros si apprestava a lanciare sul mercato il primo film sonoro. Se, in un primo momento, tutti derideranno la scelta vaticinando un flop, dovranno poi cambiare i propri piani e trasformare il lungometraggio in un film sonoro, riscontrando non pochi problemi.

La platea, che accoglieva persone di tutte le età, da chi aveva goduto della visione cinematografica in prima visione fino ai bambini che scoprivano lo spettacolo nella sua veste teatrale, ha potuto assistere a uno spettacolo di altissimo livello interpretato da validi artisti, preparati al meglio nella “triplice minaccia”: canto, danza e recitazione.

Tantissimi i numeri di danza, ben sei di questi di solo tip tap, molte le canzoni interpretate, tra cui la più famosa, che dà anche il titolo al musical, da un ottimo Verzicco che canta e balla sotto una vera pioggia scrosciante.

A vestire i panni che furono di Debbie Reynolds la giovane Gea Andreotti, particolarmente adatta al ruolo della talentuosa e un po’ ingenua Kathy Selden, protagonista dell’intreccio amoroso della storia, ma soprattutto ancora di salvezza per l’intera Monumental Pictures, che l’assumerà come doppiatrice di Lina Lamont, dotata di una voce fastidiosamente stridula, promettendole una successiva carriera da attrice protagonista nella casa di produzione.

I momenti comici dello spettacolo si reggono quasi interamente sulle spalle di Martina Lunghi, interprete di Lina Lamont, e Mauro Simone, che riveste il ruolo di Cosmo Brown: entrambi dimostrano padronanza del palco e una vis comica che non cade mai nel patetico.

Insomma, se vi aspettate di vedere il film con Gene Kelly, noleggiate un dvd: questo spettacolo rappresenta la storia che conosciamo, ma è anche un mondo tutto nuovo, una fatica teatrale che ricorda ai grandi e insegna ai bambini cosa ha significato il passaggio del cinema da muto a sonoro, regalando credibilità alla Settima arte, fino ad allora ritenuta un semplice ripiego al teatro per chi sognava di recitare. E, ironia della sorte, nel 2019 ci troviamo a riscoprire l’importanza del cinema, come lo conosciamo, proprio a teatro.