(di Claudia D’Agnone) Se siete amanti dei Depeche Mode probabilmente avrete ascoltato, letto, visto qualsiasi cosa sulla band.

Spirits in the forest, non vi racconterà niente di nuovo su di loro, ma moltissimo su di voi, sulla comunità che si crea attorno al gruppo preferito (e qui parliamo davvero di una popolarità planetaria), sul senso di unione che scaturisce dalla passione per la stessa musica, sui muri culturali che questa può abbattere.

Nelle date del 21 e 22 novembre verrà proiettato nei cinema italiani (e in oltre 2400 cinema nel mondo) il film concerto Depeche Mode. Spirits in the forest, diretto dal regista, storico collaboratore della band, Anton Corbijn.

Il film è stato girato seguendo il ‘Global Spirit Tour 2017/2018’, che ha visto Dave Gahan e compagni suonare davanti a oltre tre milioni di persone in 115 concerti in tutto il mondo, ma in particolare concentrandosi sulle performance musicali del tour nel famoso Waldbühne di Berlino (“Forest Stage”) collegandolo poi a intimi filmati girati nella città natale di alcuni fan del gruppo.

I sei fan “speciali”, che rappresentano i nostri occhi nel film, sono stati selezionati attraverso un contest lanciato in occasione dell’uscita, nel 2017, dell’album Spirit e non potrebbero rappresentare mondi più diversi.

C’è il rumeno Christian, che ci racconta la difficile storia legata al comunismo del suo Paese (e la sua passione viscerale per la band che lo ha spinto a riprodurre il video Enjoy the Silence); Indra, una giovane ragazza mongola che fa la guida turistica a Ulan Bator e vive con la nonna; Carine, una mamma francese vittima di un incidente a 25 anni che le è costato la memoria e che conserva, come unico ricordo, il suo amore per la band inglese; Daniel, il giovane brasiliano trapiantato in Germania, che grazie alle canzoni dei Depeche Mode ha trovato il coraggio di fare coming out; Liz, una donna afroamericana che ha combattuto il cancro con il costante suono del suo gruppo del cuore nelle orecchie; il colombiano Dicken, che ha trovato nella passione per il gruppo un punto d’incontro con i figli, che vivono lontano da lui e con cui ha fondato una cover band dei Depeche Mode che ha riscosso un certo successo online.

Sono le loro storie quelle che vedrete che si mescolano con le nostre e con la musica immancabile della band inglese, ripresa nel concerto berlinese del 2018, con un Dave Gahan che scuote le braccia e le coscienze, riunendo quel piccolo scorcio di umanità nello stesso luogo, a ricordarci che la musica non è mai divisiva.

Moltissimi fan, infatti, ammettono di essersi conosciuti proprio grazie ai concerti, ai fan club su internet e di aver iniziato un’amicizia virtuale grazie alla passione comune per le canzoni del gruppo.

Tra un Personal Jesus e una What’s the Revolution, anche in platea viene voglia di alzare le mani al cielo e guardare in alto, dove il cielo è uguale per tutti, perché, proprio come dicono i protagonisti di questo documentario sui generis “un concerto [dei Depeche Mode] è un’esperienza spiriturale”.

La musica e le emozioni che valicano qualsiasi confine geopolitico, questo è quello che troverete in questa pellicola. Che amiate o meno il gruppo, è un viaggio che va ben oltre le loro canzoni, che riguarda la musica intera, che potrebbe parlare di qualsiasi band, ma che in questo caso parla di loro, che hanno il duplice merito di aver suscitato quest’affezione priva di barriere e di averci regalato l’opportunità di rifletterci con questo film.