Chiusa la Festa del Cinema, dal 1° novembre all’Auditorium torna la grande musica. Un cartellone ricco di grandi nomi, da Archie Shepp a Dianne Reeves, da Carmen Souza a Paolo Fresu. Fino al 1° dicembre.
No borders. Migration and integration è il titolo dell’edizione 2019 del Roma Jazz Festival, la più importante rassegna jazz della Capitale, che quest’anno si svolge dal 1° novembre al 1° dicembre all’Auditorium Parco della Musica, pochi giorni dopo la chiusura della Festa del Cinema.
Nato nel 1976, nell’ambito dell’Estate romana, vent’anni più tardi, nel 1996, si è trasformato in un festival autunnale. Negli anni ne sono stati protagonisti tutti i più grandi nomi, da Dizzy Gillespie a Miles Davis, da Gato Barbieri a Gerry Mulligan, da McCoy Tyner a Wayne Shorter, per quasi mille concerti nell’arco delle 33 edizioni.
Quest’anno il gigante di turno è Archie Shepp (nella foto), in concerto lunedì 11 novembre.
Il programma 2019 è pensato per indagare come oggi la musica jazz, nelle sue articolazioni geografiche e stilistiche, rifletta una irresistibile spinta a combattere vecchie e nuove forme di esclusione. Nato come sintesi di fenomeni drammatici, come la tratta degli schiavi e le conseguenti discriminazioni razziali, il jazz è un linguaggio universale, capace di rispondere creativamente alle domande e alle tensioni suscitate da tematiche come confini, migrazioni e integrazione.
Così il tema dell’edizione, No borders, si manifesta subito nei concerti che aprono il festival, quelli dei mediterranei Radiodervish e dei londinesi multietnici Kokoroko. Ma anche in quello che lo chiude: Mare Nostrum, ensemble composto da Paolo Fresu, tromba; Richard Galliano, fisarmonica; Jan Lundgren, pianoforte.
Fra gli appuntamenti da non perdere, sabato 2 novembre Dianne Reeves e venerdì 29 novembre, Carmen Souza, per un viaggio fra Capo Verde, Angola, Mozambico, Brasile, Cuba e Usa.