Molte cose mi sono rimaste ben stampate in mente, dello stupendo film Smoke. Cose che fanno bene al cuore di uno scrittore, perché dimostrano in modo palese la differenza tra un copione scritto, per esempio, da Paul Auster, e uno buttato lì da uno sceneggiatore qualsiasi.
La prima, indimenticabile, è William Hurt che spiega agli avventori della tabaccheria di Harvey Keitel come si calcola the weight of smoke: il peso del fumo. Come si fa non ve lo dirò, per costringervi a rivedere il film o almeno a trovare la scena su YouTube. La seconda è l’atmosfera, oggi forse irrimediabilmente perduta, che aleggia in un luogo di incontro verace come la suddetta tabaccheria, che Auggie Wren (sempre Harvey Keitel, qui al top) gestisce come il salotto di casa sua, aperto a tutta l’umanità che ha la fortuna di frequentarla. La terza è la foto che, ogni santo giorno, Auggie scatta al “suo” incrocio di Brooklyn. Un album prezioso, un’opera che tutti vorremmo aver realizzato ma che, travolti da altre stupidaggini della vita, non abbiamo mai creato. E sì che l’album di Auggie, come il nostro che non c’è, si rivelerà molto più importante di come sembri a prima vista.
L’ultimo ricordo è il Racconto di Natale di Auggie. Appendice in bianco e nero del film, distillato di umanità ormai fuori moda, gioiello impagabile accompagnato dalla voce sabbia e colla di Tom Waits per un’uscita dal cinema, a farsi finalmente una bella sigaretta.
Nel ’95 gli Smashing Punkins, band americana poco etichettabile quanto molto geniale, se ne escono con un album dal nome Mellon Collie and the infinite sadness. Capolavoro in cui rifulgono due canzoni eccezionali. La prima, 1979, ci riporta com’è ovvio alla data del titolo, descrivendo i giovani del tempo. Non sono mai riuscito a farla inserire nella scaletta della band in cui indegnamente cantavo, all’epoca. Chissà perché, gli altri membri non ne volevano sapere, e non sanno cosa si sono persi. Ma il pezzo che fonde musica e cinema come pochi altri è Tonite, tonite, il cui video è girato come un remake a colori del Voyage dans la lune di Georges Méliès. Il faccione di Billy Corgan, leader e cantante della band, si sovrappone all’immagine iconica della luna mentre l’orchestra sinfonica di Chicago mixa la sua musica col rock originalissimo del gruppo. Elegantissimo.