Il 34° REF valica come sempre i confini del Vecchio continente, per un viaggio ideale che – partendo dai riti, dalle culture, dalle tradizioni – ci proietta nel presente e nel futuro dell’espressione artistica.

Landscape, paesaggio: è questo il filo rosso che attraversa l’edizione 2019 del Romaeuropa Festival. «Mentre scorrevo il programma elaborato da Fabrizio Grifasi ho pensato a La carta e il territorio, titolo di un libro di Michel Houellebecq», ha raccontato Monique Veaute, Presidente della Fondazione Romaeuropa, presentando la 34esima edizione della manifestazione, «Landscape è il titolo di questa edizione. Un paesaggio da scoprire e da attraversare. Una cartina volta a rappresentare un panorama singolare: la geografia del nostro mondo di oggi».

Come sempre, infatti, anche il 34° REF valica i confini del Vecchio continente facendoci attraversare il pianeta fra riti tribali e urban culture, radici recise e migrazioni coatte, tra realismo magico, realtà globale e intelligenza artificiale, per sviluppare una illuminante e coinvolgente lettura critica del mondo di oggi.

Dal 17 settembre al 24 novembre, quasi 400 artisti provenienti da 27 Paesi saranno protagonisti di ben 126 eventi in scena in 20 spazi della Capitale. Una panoramica globale sulle tante forme dell’espressione artistica, dalla danza al teatro, dalla musica alle arti digitali, dedicando diversi momenti anche al dialogo con il grande cinema e la letteratura.

Si parte il 17 settembre con il Brasile energico e selvaggio della coreografa Lia Rodrigues, per la prima volta al REF con il suo Furia (foto sotto): danza contemporanea, musiche rituali per una pièce forsennata con protagonisti nove danzatori. Dal Brasile arriva per la prima volta anche Bruno Beltrao con il suo Grupo de Rua, mentre tornano il celebre coreografo anglo-bengalese Akram Khan (foto in basso) e il maestro William Forsythe.

Mettono in scena argute e complesse riflessioni sul presente alcuni dei registi teatrali contemporanei più acclamati. Lo svizzero Milo Rau ambienta l’Orestea di Eschilo a Mosul, nel contesto della guerra contro l’Isis; il tedesco Thomas Ostermeier, assieme a Sonia Bergamasco, rappresenta Ritorno a Reims del sociologo francese Didier Eribon; Ascanio Celestini esplora il mondo delle barzellette tra luoghi comuni e autoironia; Saverio la Ruina ricostruisce il rapporto tra un italiano e un musulmano nell’Abruzzo dei terremotati.

Per la prima volta al festival, il francese Cyril Teste porta in scena l’attrice icona Isabelle Adjani per rileggere un cult del cinema mondiale: La notte della prima di Cassavetes. Contropartita di questo viaggio nella mente di un’attrice è il testo autobiografico e introspettivo di Jan Fabre The Night Writer. Giornale Notturno realizzato appositamente per l’attore italiano Lino Musella.

Al digitale e al virtuale è dedicata la sezione Digitalive: un dialogo fra tecnologia, intelligenza artificiale e performance. Mentre nella sezione del REf19 dedicata alle arti visive occhio ad Hans Op de Beeck con l’opera video Staging Silence (3), dal 26 al 29 settembre, presente anche  grazie alla collaborazione con Galleria Continua e al prezioso sostegno di Flanders State of the Art con i quali Romaeuropa presenta anche tre opere dall’artista africano Pascale Marthine TayouArbre de vie, Open Wall e Big Jumpsun murale realizzato su Piazza Orazio Giustiniani appositamente per il REf19 come regalo alla città di Roma.

Sonorità contemporanee, rock, jazz, pop attraversano tutto il REF. Da non perdere le sudanesi Alsarah and the Nubatones e soprattutto il concerto di chiusura del 24 novembre. Nella line-up d’eccezione, Ryuichi Sakamoto al fianco di Alva Noto (foto sopra) per presentare il loro Two, Christian Fennesz impegnato al fianco dei visuals di Lillevan nella presentazione del suo ultimo disco Agorà, il pianista e compositore Chassol con il suo Ludi e l’attrice e cantante, “statuaria, superba, elegante” Fatoumata Diawara.