Approvato dal Consiglio dei Ministri il Decreto Bonisoli che sblocca anche circa 35 milioni per il finanziamento delle attività del ministero.

Norme più stringenti per l’applicazione dei contratti a tempo determinato per il personale delle Fondazioni lirico-sinfoniche, l’introduzione di un termine massimo (48 mesi, anche non continuativi) e maggiori tutele ai lavoratori dello spettacolo. Sono alcune delle misure contenute nel decreto Lirica, approvato ieri sera in Consiglio dei Ministri.

Il provvedimento intende porre un argine ad abusi e discriminazioni adeguando il sistema legislativo nazionale sul ricorso al lavoro a tempo determinato negli enti lirici alle norme di diritto interno ed europeo vigenti, e ad assicurare il rilancio delle Fondazioni in termini di programmazione e di sviluppo, assicurandone la prosecuzione delle attività istituzionali ed il conseguente accrescimento dei settori economici connessi. Il decreto-legge, tra le altre cose, contiene poi norme a sostegno del settore del cinema e dell’audiovisivo e stanzia oltre 30 milioni di euro per il del ministero per i Beni e le attività culturali, sbloccando 15 milioni di euro per il finanziamento delle attività del Mibac – previsti nella legge di stabilità 2019 – e destinando 19,4 mln di euro per attività di recupero e restauro del patrimonio culturale.

“Questo decreto va inserito in un quadro di insieme più complesso, al quale stiamo lavorando, di rilancio delle Fondazioni lirico sinfoniche – afferma il ministro per i Beni e le attività culturali Alberto Bonisoli – Si tratta di un primo e fondamentale step per il rilancio del settore in Italia. E le norme in materia di personale infatti vanno proprio in questa direzione. Mirano ad assicurare diritti e tutele, ponendo un freno al ricorso ai contratti di lavoro a tempo determinato, che per decenni sono stati applicati ai lavoratori dello spettacolo in deroga rispetto alle norme vigenti”.

“Pur salvaguardando le specificità tipiche del settore, abbiamo posto un argine ad abusi e discriminazioni prevedendo un tetto massimo di 48 mesi per il ricorso ai contratti a tempo determinato, secondo le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione europea, che si prestava a creare discriminazioni e una mole di contenziosi”. “Con una deroga al decreto Dignità, abbiamo ancorato il diritto interno alle disposizioni del diritto comunitario. E’ un risultato importante – conclude – che si inserisce in un progetto di riforma più ampio”.​

L’intervento, dopo un lungo lavoro di concertazione con i protagonisti del settore, ridimensiona le percentuali di titoli italiani che le emittenti private sono obbligate a programmare e in parte anche le aliquote relative agli obblighi di investimento sulla produzione italiana. Confermate le severe sanzioni per chi si sottrae. Mentre nuovi paletti rivedono gli obblighi degli operatori on demand, come Netflix, disciplinandone la presenza in Italia. Un intervento riguarda infine la “censura” con una modifica della commissione che era stata prevista dalla Legge (vengono aumentati i componenti e tolta la figura del sociologo). Confindustria Radio Tv applaude: “rende nel complesso più funzionali, graduali e flessibili le modalità con cui i fornitori di servizi media audiovisivi devono promuovere le opere europee e italiane”. Positivo il commento del presidente dell’Anica Francesco Rutelli: “Le misure varate dal governo vanno accolte positivamente”. Che critica il fatto che “l’entrata in vigore degli obblighi di investimenti e programmazione di broadcaster e piattaforme slitta di un anno (a gennaio 2020)”, ma assicura: “l’insieme delle norme può consentire una programmazione per industrie e settori creativi che sono sfidati da enormi trasformazioni globali”.