Che anno è? – Rubrica a cura di Giorgio Cavagnaro.
Immaginate di essere seduti, tranquilli e rilassati. Lasciate scorrere il pensiero e tuffatevi nella vostra vita come sto per fare io, con un carpiato all’indietro, sperando di azzeccare lo specchio della piscina. Sarà un viaggio che condivideremo, parlando di musica, ma anche di film e soprattutto di memoria. Allacciate le cinture e poi ready…steady…go!
Sono ormai in arrivo, carichi come un B52 pronto a rovesciare tonnellate di ordigni incendiari, i favolosi anni Sessanta. Moliendo cafè, pezzo sudamericano del ’58, è inciso da Mina nel 1961 e, ascoltato oggi, fa venire in mente quel vento allegro ma inquieto che precede lo scatenarsi della bufera. È la voce ribelle, terribilmente giovane di Mina, a renderlo premonitore di una rivoluzione che scoppierà da noi qualche anno più tardi, con l’arrivo del twist e soprattutto del rock, già divampato da anni in America e pronto a propagarsi nel Regno Unito, sempre sensibile alle novità musicali. Poi conquisterà l’Europa intera e ci regnò, vendendo cara la pelle, per almeno cinquant’anni.
Io, ormai scolaro delle elementari, cantavo instancabilmente quel ritornello in loop dalle parole misteriose, quasi ipnotiche. La voce di Mina era spensierata, ma dalle parole si intuiva una vicenda triste. “Una pena de amor, una tristeza”
E in effetti, ora lo so, era veramente una storia mesta, poetica, quella raccontata dal vecchio macinino, la “molienda” della canzone: il dolore amoroso dello zambo Manuel, al lavoro instancabile “quando il pomeriggio languisce e le ombre rinascono”, per dimenticare l’innamorata perduta.
Prima di incidere questa canzone, l’indomita Tigre cremonese partecipò nel 1960 a un film che, strano destino, in pochi videro all’epoca ma ora passa spesso e volentieri in Tv. Non perdetelo, se vi capita. Si chiama Urlatori alla Sbarra, musicarello diretto da Lucio Fulci con un cast a dir poco stupefacente: accanto agli urlatori per antonomasia Mina e Celentano, alla guida del gruppo compatto dei cantanti italiani d’epoca compaiono Elke Sommer, l’esordiente Lino Banfi, l’artista pop Renato Mambor e, udite udite, sua maestà Chet Baker, stralunato e strafatto a Villa Borghese.
Ogni mattina si apriva per me la porticina nera accanto alla grande cancellata di ferro battuto, in perenne lotta col glicine debordante, che separava l’oasi di Villa Paolina di Mallinkrodt, la mia scuola elementare, dalla città ordinaria. Sembra che lo vogliano abbattere, quel villino delizioso, per costruire al suo posto qualcosa di lussuoso e remunerativo. Non ce la faranno. Mina ancora ringhia più feroce che mai, come una tigre pronta a sbranare chiunque si avvicini alla scuola. Ruspisti, siete avvertiti.
Moliendo cafè
Cuando la tarde languidece y renacen las sombras
y es la quietud de los cafetales vuelven a sentir
esta tristòn canciòn de amor de la vieja molienda
que en el letargo de la noche se escucha gemir.
Una pena de amor, una tristeza
lleva el zambo Manuel y en su amargura
pasa incansable la noche moliendo cafe.
Cuando la tarde languidece y renacen las sombras
y es la quietud de los cafetales vuelven a sentir
esta tristòn canciòn de amor de la vieja molienda
que en el letargo de la noche se escucha gemir