(di Patrizia Tagliamonte) For sale, Baby shoes, Never worn. Questo, ma chi non lo sa, è il racconto – perché di vero e proprio racconto si tratta – più breve del mondo. Bello e triste, peraltro. Non si arriva a questa stringatezza nei 58 piccoli grandi racconti che compongono Romanzi express, l’ultimo libro di Giorgio Cavagnaro, romanziere dalla scrittura immediata, rapida e di taglio giornalistico, ma ci siamo quasi. Per dire, se ti trovi a Londra te ne fai sicuramente almeno uno fra la stazione di Marble Arch e quella di Bond Street (un minuto, cronometrato), potete scegliere fra 700 battute o Un attimo (nomina omina). Fino a tre se devi invece scendere a Liverpool Street (13 minuti) e sei talmente preso da ciò che leggi da non staccare un attimo gli occhi dalla pagina. In questo caso, aggiungetene due come Nighthawks (e vediamo cosa riuscite a vederci dentro) e Abbey Road Blues, tanto per restare da quelle parti. Continuando con un buon  ritmo, a Epping (capolinea della Central, la rossa, per intenderci) quasi metà libro è andato, perché questi racconti si fanno apprezzare così, come uno street food gustoso e sorprendente da assaporare ovunque, senza bisogno di una tavola apparecchiata, e con questo intendo momento adatto, poltrona e caminetto. O, almeno, per me così è stato.

Dal mio cartoccio di Romanzi express, titolo che già rende omaggio alla brevità (che è sempre un pregio, ma non mi soffermo sul suo elogio, che già qualcuno lo ha fatto in maniera eccellente), ho tirato fuori con ingordigia una flash fiction dopo l’altra, come pescetti fritti profumati e invitanti. Ma questo, ripeto, è stato il mio modo. Né la voracità mi ha impedito l’elaborazione di una storia oltre la storia, che è poi quello che un racconto breve è tradizionalmente chiamato a suggerire, pur avendo comunque di suo un inizio, uno svolgimento e una fine. Qualcuno mi dice invece di aver degustato i singoli racconti come fossero calici di pregiato sangiovese, soffermandosi su colore, riflessi, corposità. Assaggi di vita che lasciano sensazioni post-gustative persistenti, se la fine del racconto ha coinciso con l’aspettativa, e a volte sorprendenti, se l’inaspettato è arrivato di botto a cambiare tutto. Ah, che gusto. E penso a Esecuzione,  a L’agguato, microgialli in piena regola, allo spiazzante Non è sera o al flautato Vita di quartiere.

Certo è che qualsiasi modo di lettura voi scegliate, una volta finito di leggerlo questo Romanzi express ve lo ritroverete come classico breviario laico da comodino, pronto per l’uso in qualsiasi momento. Che so, volete andare a Lisbona e a Copenaghen in 20 righe? Mettete il segnalibro a pagina 18. Incontrare le tre famiglie di Anima immobile? Eccole poco più avanti. Rivivere in una cartella o poco più fatti che ci hanno segnato la vita, e che qui li leggiamo in un soffio ma dentro c’è tutto, e forse anche di più? Ecco L’ultima curva e Viva l’Italia. E così via, per altre cinquanta storie, semplici e profonde, ruvide a volte, spesso tenere, con quel tanto di poesia di chi nella quotidianità ha trovato il centro della sua scrittura. E ora mi fermo, perché svelare troppo (le serie tv ce lo hanno insegnato) toglie la sorpresa. E non sia mai.

Ah, per finire, un’ultima cosa: devo confessarvi che se avessi avuto più tempo avrei scritto una recensione più breve.