(di Eugenia Chierico) Architetture manueline e barocche, antichi quartieri, melanconiche musiche del fado, lucide decorazioni degli azulejos. È questa la cornice in cui si è svolto l’evento più atteso dagli amanti del cinema: la Festa do Cinema Italiano de Lisboa.

Organizzato dall’Associazione Il Sorpasso dal 2008, il festival, edizione dopo edizione, ha esteso con successo la sua presenza a livello nazionale e internazionale con ampliamenti della programmazione in diciotto città portoghesi, in Brasile, Angola e Mozambico.

Questa 12ª edizione si è proposta come un inno all’arte italiana, fil rouge dell’intero festival, reso subito evidente dai manifesti affissi per tutta la città che ritraggono rielaborazioni moderne e spregiudicate di pitture italiane rinascimentali. Non è di certo un caso che il programma abbia abbracciato, partendo dal cinema, tutte le forme d’arte italiane: dalla musica alla pittura fino a giungere alla letteratura e alla gastronomia, e hanno visto una incredibile partecipazione da parte del pubblico portoghese.

Il festival ha presentato oltre sessanta lungometraggi suddivisi in diverse sezioni: “Panorama”, con le più recenti opere dei maggiori registi italiani; “Amarcord”, dedicata ai classici del nostro cinema, con retrospettive e omaggi; sezione competitiva, con lungometraggi di nuovi registi italiani in gara per il premio del miglior film del festival; e infine una nuova sezione speciale “Make Italy Great Again – Italia nao é um pais racista”, dedicata ai film che mostrano come nel nostro Paese, nonostante un clima politico e sociale avverso, ci siano ancora persone e movimenti che lottano per rendere l’Italia una terra accogliente per chi ne ha bisogno.

Non è un caso che il Premio del Pubblico Canais TV Cine & Séries sia stato assegnato a Bangla, il film di Phaim Bhuyan che narra di un giovane musulmano di origini bengalesi, Phaim, nato in Italia ventidue anni fa, che vive con la sua famiglia a Torpignattara, quartiere multietnico di Roma.

Inoltre non sono mancati gli incontri con ospiti illustri, come l’attore Alessandro Borghi, i registi Claudio Giovannesi, Matteo Rovere, Daniele Luchetti e tanti altri che si sono confrontati con un pubblico di appassionati, ricco di italiani e portoghesi, rendendo le proiezioni estremamente preziose e colme di compartecipazione.

Ebbene in questo Paese – casa di autori che fanno parte dell’immaginario collettivo come Manoel De Oliveira, Paulo Rocha, Joao Cesar Monteiro, di film acclamati nei festival, una passione critica condivisa per questa cinematografia dalla storia frammentaria ma non di certo conclusa – il cinema italiano rappresenta ancora oggi un caposaldo imprescindibile della cultura cinematografica che i portoghesi amano e celebrano vivamente.