(di Renato Marengo) Il video di Core mio, brano di confine tra scene di una Napoli che sembra essere costantemente in stato di guerra, mostra una tangibile voglia di cambiamento.
Come sigla di chiusura per tutte e quattro le puntate del mese di novembre Classic Rock On Air, il programma settimanale di Renato Marengo con Maurizio Baiata, in onda su 135 radio italiane, ha scelto proprio il brano Core mio di Frank Carpentieri e Antonio De Carmine Principe.
Questo brano, quasi un “manifesto” di autocoscienza che sembra arrivare da una zona di guerra perenne in un attimo di tregua, non può certamente essere disgiunto dal videoclip che lo accompagna sul web. È davvero notevole e rappresentativo, infatti, il video di Core mio, una notevole composizione moderna di grande efficacia, con una melodia coinvolgente supportata da sezione ritmica ed elettronica nel migliore stile del rock napoletano degli ultimi anni, tra 99 Posse, Almamegretta e 24 Grana, ma anche una sorta di doporap, un lavoro che prosegue quello dei poeti metropolitani più agguerriti di Napoli che nella città si sono fatti spazio negli ultimi anni con musica e parole “combattenti”, un ritorno a quella melodia graffiante che ha caratterizzato protagonisti mediterranei come Pino Daniele, Enzo Avitable, Osanna, Enzo Gragnaniello, James Senese, Daniele Sepe. Un modo per continuare nel solco del migliore Napule’s Power con messaggi di riscatto e uno sguardo a un futuro migliore in una città che vuole fortemente cambiare.
Ed è un vero e proprio cortometraggio musicale questo video, ben diretto da Vincenzo Pirozzi, che lo ha realizzato con grande efficacia e professionalità con 8mm Photo & Cinema Production e Visionaria Studios. Il piccolo film è prodotto da Claudio Donato per Goody Music, produttore anche del cd e distribuito da Warner Music.
Il video, ben montato senza stacchi frenetici ma con scene descrittive, supporta e racconta molo bene il testo ed è in stretta armonia con la musica, la cui melodia, molto emozionante, è perfettamente sostenuta da una ritmica e da una base elettronica di grande efficacia.
Mi ha positivamente colpito la voglia di futuro, di cambiamento, quasi un momento di riflessione, un dopogomorra, che la canzone e le immagini auspicano, scuotendo le coscienze nel tentativo di andare oltre l’autocommiserazione, il sentimentalismo e quel compiacente senso di fatalità che tende ad autoassolversi da comportamenti che parrebbero ineluttabilmente dettati da un destino carogna.
Come qualche anno fa, nel corso di un premio che con Demo e la Siae assegnavamo a Roma a un gruppo esordiente di talento, ai napoletani di Scampia, gli A67, Franco Migliacci, grande autore e allora Presidente della Siae, sottolineò nella motivazione del premio, ammirando il talento e la voglia di fare della propria passione anche il proprio lavoro, del gruppo di Daniele Sanzone, “come la musica e la passione artistica possano salvare dei giovani, nati nel degrado più dannato, da un destino malavitoso che sembra dover marchiare a vita chi nasce in certe zone delle periferie”.
Core mio, pur guardandosi realisticamente attorno, è una canzone d’amore di speranza e di riscatto, amore per una città che può essere certamente riscoperta nella sua parte migliore, come tanti affetti che sembravano perduti
https://www.youtube.com/watch?v=MIdNRtuSK0o