(di Claudia D’Agnone) Dal 13 al 15 novembre Milano si è colorata di bianco, verde e rosso. In quest’ordine. E no, stavolta non rappresentano il nostro vessillo nazionale, ma quello della Bulgaria, con cui l’Italia condivide i colori della bandiera e, come risulta evidente dopo questa tre giorni milanese, la passione per il bel cinema.
È tornata, infatti, a Milano, la Festa del Cinema Bulgaro, con un programma dedicato al grande pubblico, che ha avuto la possibilità di prendere parte alla visione dei film selezionati in maniera del tutto gratuita.
La rassegna è stata promossa dall’Istituto Bulgaro di Cultura a Roma, con il sostegno del Consolato Generale della Repubblica di Bulgaria a Milano in collaborazione con il Centro linguistico e culturale Qui Bulgaria, grazie al sostegno del Ministero della Cultura della Repubblica Bulgara e del Centro Nazionale di Cinematografia bulgaro.
Ho preso parte al secondo giorno della rassegna, quello con la proposta più “sentimental-romantica”: Knockout (nella foto) e Gomma da masticare, i due titoli in cartellone che hanno abbattuto le mie barriere preconcettuali sul cinema della Bulgaria. Da italiana, figlia di una cultura cinematografica che ha fatto storia ed è stata d’ispirazione anche all’industria al momento più attiva sul mercato, quella americana, nutrivo dei dubbi su quello che per tutti noi è spesso, a torto, solo un posto in cui i nostri registi decidono di girare per tagliare i costi.
Il cinema bulgaro, partito in sordina nei primi anni del Novecento con una versione meno fortunata di Charlie Chaplin, ha avuto uno sviluppo piuttosto tardo e a tratti incerto, fondandosi su una evidente esitazione, negli anni del regime, nell’affrontare la realtà, ma anche sul senso patriottico e la voglia di arrivare a raccontare il popolo.
Possiamo dire invece che oggi il cinema bulgaro è assolutamente sulle scene e titoli come Knockout, film indipendente che racconta con delicatezza l’animo umano, anche quello più complesso e sfaccettato, non hanno nulla da invidiare ai compagni di genere a stelle e strisce (tra l’altro il film è parzialmente ambientato a New York).
«Abbiamo voluto selezionare i film che fossero meno da festival e più nella linea della rassegna: eccellenze sempre, perché è questo l’obiettivo di questa nostra iniziativa, ma uscendo dal red carpet per andare incontro a quel desiderio di storie che è del pubblico che esce di casa per andare in sala». Così ha spiegato Yana Jakovleva, direttore dell’Istituto Bulgaro di Cultura, le ragioni di una scelta artistica e contenutistica.
E la scelta risulta vincente: anche Gomme da masticare, che costruisce il suo intreccio in un costante alternarsi di flashback e vita attuale, parla di umanità, di gusto del proibito che, come ci ricorda il regista Stanislav Todorov Rogi, non è proprio solo di chi vive sotto un regime totalitario, ma è più una disposizione dell’animo giovane, che mira sempre a valicare il confine. Quei confini che tornano nell’età matura, che sanno di amarezza per quello che non ci siamo concessi di vivere, ma anche di consapevolezza che ciò che abbiamo costruito a volte è più reale di una fantasia. O forse a volte l’idea che ci sia ancora qualcosa di irrealizzato ci dà la spinta per proseguire la corsa, perché l’equilibrio non è una variabile della nostra equazione.
Insomma un mondo di animi, di personalità a tutto tondo, di ottimi attori e capaci registi. Se volete regalarvi una sorpresa scegliete un titolo bulgaro, perché il cinema dell’Europa orientale non è solo La Corazzata Potëmkin.