Con la scomparsa di Bernardo Bertolucci, venuto a mancare nella sua casa romana lunedì 26 novembre, se ne va uno degli ultimi grandi autori del cinema italiano del Novecento. Anche se definire Bertolucci semplicemente italiano è riduttivo. Parliamo infatti di uno dei registi più internazionali, aperti al mondo, conosciuti e apprezzati a livello planetario espressi dalla nostra cinematografia.
Cresciuto alla scuola di Pasolini, al quale fece da assistente per uno dei suoi capolavori, Accattone (1961), il giovane Bernardo esordisce dietro alla macchina da presa l’anno dopo proprio con un film scritto dall’artista friulano, La commare secca. Ben presto, però, si distacca dalla poetica pasoliniana per sviluppare una propria personale idea di cinema, nella quale riflette sul modo in cui l’uomo affronta i cambiamenti del mondo e quelli personali, a livello esistenziale e politico, un tema che affronta in diverse pellicole: Prima della rivoluzione (1964), Partner (1968), La strategia del ragno (1970) e Il conformista (1970).
La notorietà e il successo di pubblico, anche se controverso, arrivano nel 1972 con uno dei suoi capolavori, Ultimo tango a Parigi, film scandalo osteggiato dalla censura, sequestrato e dopo numerosi processi dissequestrato nel 1987. Quattro anni più tardi arriva un altro dei suoi titoli più importanti, un altro capolavoro, Novecento, film diviso in due parti con un cast internazionale di grandissimo spessore (Gerard Depardieu, Robert De Niro, Dominique Sanda, Stefania Sandrelli, Burt Lancaster, Sterling Hayden, Donald Sutherland, Laura Betti, Alida Valli, Romolo Valli), che racconta il passaggio dell’Italia dal fascismo alla guerra e al dopoguerra.
Seguono un paio di film meno epici e più intimisti La luna (1979) con Roberto Benigni e La tragedia di un uomo ridicolo (1981) con Ugo Tognazzi.
L’apice della carriera il regista parmigiano lo raggiunge nel 1987 con L’ultimo imperatore, pellicola che vince ben nove premi Oscar, tra i quali quello per il miglior film, la miglior sceneggiatura non originale e la miglior regia, unico regista italiano, assieme a Frank Capra, che però era naturalizzato americano, a esserselo aggiudicato.
Dopo aver girato in Cina, Bertolucci continua il tour mondiale dei suoi set con Il tè nel deserto (1990), girato in Marocco, e Piccolo Buddha (1993), girato in Nepal. A queste due pellicole, spettacolari per immagini e ambientazione, segue il ritorno alle tematiche più intimiste con gli ultimi suoi quattro film: Io ballo da sola (1996), L’assedio (1998), The Dreamers – I sognatori (2003) e Io e te (2012).
Insignito di numerosi riconoscimenti, dal Leone d’Oro ai David di Donatello, dai Nastri d’argento alla Palma d’oro, dal Pardo d’onore di Locarno ai Golden Globes, Bertolucci, oltre ad aver lavorato con grandi interpreti del cinema mondiale (Jean-Louis Trintignant, Marlon Brando, John Lone, Joan Chen, Peter O’Toole, Debra Winger, John Malkovich, Keanu Reeves, Thandie Newton, David Thewlis, Jeremy Irons) ha avuto anche il merito di scoprire e lanciare tanti talenti, italiani e stranieri, che poi hanno fatto carriera. Tra questi, Liv Tyler, Rachel Weisz, Eva Green, Michael Pitt, Louis Garrel, Tea Falco.