È stata un’apertura potente ed entusiasmante quella della trentatreesima edizione del Romaeuropa Festival. Sul palcoscenico del Teatro Argentina, dal 19 al 22 settembre, ha fatto irruzione infatti l’energia di un intero continente.

Kirina – opera africana firmata dal coreografo del Burkina Faso Serge-Aimé Coulibaly, con la collaborazione alle musiche della cantante  del Mali Rokia Traoré e alla stesura dei testi che qua e là punteggiano la rappresentazione dello scrittore senegalese Felwine Sarr – è uno spettacolo che porta in scena l’essenza dell’Africa.

Fra mito, storia, leggenda e suggestioni contemporanee, Kirina, attraverso l’armonica fusione di musica, danza e poesia, racconta la nascita dell’Impero Mandingo, evento situato storicamente nel XIII secolo. Il titolo dello spettacolo si rifà proprio al nome della località dove si è svolta l’ultima battaglia da cui ha avuto origine l’impero e l’inizio di una storia africana radicata nel rispetto della dignità umana e caratterizzata da un lungo periodo di pace e prosperità.

Introdotto dalle note del gruppo musicale che esegue la partitura dello spettacolo direttamente sulla scena – chitarra, basso, batteria e un’evocativa marimba – Kirina ci prende per mano e ci accompagna in un viaggio ideale in un altro continente. Quando poi parte il cantato delle due straordinarie vocalist e sul palco iniziano a muoversi i nove danzatori (due di loro sono allieve dell’Accademia Nazionale di Danza selezionate a Roma da Serge-Aimé Coulibaly) ci si ritrova catapultati per magia nel cuore dell’Africa. Per un’ora e mezza circa (questa la durata dello spettacolo) e senza interruzioni, la rappresentazione si dipana attraverso una serie di “tableaux vivants”, come ha spiegato lo stesso Coulibaly in occasione della presentazione dello spettacolo, che raccontano la marcia di un popolo in continuo movimento e trasformazione. La danza, a tratti muscolare e nervosa, che si scioglie in movimenti sinuosi e sensuali, non si ferma mai, cattura, avvolge e coinvolge, in un crescendo emotivo che spinge quasi a staccarsi dalla poltrona. Kirina dà la carica e il suo effetto elettrizzante dura a lungo resistendo anche a spettacolo finito.

(Le foto sono di Philippe Magoni)