La novità di quest’anno a Venezia è la sezione non competitiva Sconfini, una “selezione di opere senza vincoli di genere, durata e destinazione (…) sperimentali e d’artista, serie tv e crossover”, come recita la dicitura del sito della Biennale.
Otto i titoli in rassegna, la metà dei quali di produzione italiana. Il più atteso è il già visto The Tree of Life di Terrence Malick, di cui vedremo l’Extended Cut di 189 minuti.
Da una durata fluviale a un corto: a Sconfini l’americano di origine iraniana Ramin Bahrani porta Blood Kin (26 minuti).
Amir Naderi, iraniano trapiantato a New York, è qui con Magic Lantern.
Il francese Sébastien Marnier con L’heure de la sortie chiude il quartetto di stranieri.
I restanti quattro sono italiani. Il banchiere anarchico di Giulio Base è l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo romanzo di Fernando Pessoa.
Il ragazzo più felice del mondo, secondo film del fumettista Gipi, racconta i dubbi di un illustratore.
Arrivederci Saigon di Wilma Labate è la storia delle Stars, band italiana che dalla provincia toscana viene spedita in Vietnam, a suonare nella base Usa.
Infine Franceco Patierno porta al Lido Camorra, suggestivo ritratto di Napoli e della criminalità organizzata che l’affligge.